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Aziende, la fiducia è l’antidoto alla Great Resignation

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Se le persone vogliono cambiare lavoro non è colpa delle aziende poco attente alle loro esigenze e neanche dei dipendenti fannulloni che sognano una vita in vacanza grazie al reddito di cittadinanza. Se ci troviamo a parlare di Great Resignation è perché stiamo vivendo un fenomeno complesso e multifattoriale, cioè determinato da più cause differenti.

«Numerosi studi hanno dimostrato – sottolinea Lorenzo Dornetti, psicologo e neuroscienziato, direttore del Neurovendita Lab – che le decisioni più importanti nella vita di una persona sono determinate da un’iperattivazione del sistema limbico, ovvero la centralina nervosa che regola, tra le altre, anche la dinamica della fiducia».

La fiducia non è altro, come dice lo studioso americano Randy Borum in Interpersonal trust, la disponibilità ad accettare un rischio per il futuro alla luce delle parole e delle azioni altrui dette o fatte oggi.

Nella testa del lavoratore

Quando un lavoratore cambia azienda, o ha intenzione di farlo, significa che non si fida. Non prova più la sicurezza di potersi affidare per il futuro a quell’impresa. Le azioni e le parole delle persone al loro interno, spesso il management, non motivano il rischio di continuare a dare il proprio contributo. Cosa può fare dunque un’azienda per trattenere i dipendenti e bloccare le grandi dimissioni?

«Deve tenere sempre alto il livello di fiducia nei propri collaboratori, con particolare attenzione all’area commerciale che, come vediamo quotidianamente in Neurovendita, è una delle più delicate da questo punto di vista», spiega Dornetti.

L’Osservatorio del Neurovendita

Neurovendita, che si occupa di neuroscienze applicate al settore vendite, lavora quotidianamente con migliaia di figure del settore sales e ha registrato un incremento di insoddisfazione più che significativo negli ultimi mesi. D’altra parte, secondo l’ultimo Microsoft work Trend Index che, basato sui dati di Linkedin, è uno più autorevoli del settore, il 49% dei dipendenti è disposto a passare a nuove funzioni lavorative o a cambiare azienda. In pratica una figura commerciale su due si sta muovendo per capire cosa offra il mercato.

«Anche considerando che le figure sales sono per definizione le più soggette a dinamiche di stress, poiché hanno il contatto diretto con i mutamenti di mercato e partono già da una base di turnover fisiologico più alta rispetto ad altre – sottolinea Dornetti -, il dato è però enorme, oltre ogni aspettativa ed è difficile da spiegare con le motivazioni. Mi sembra più corretto leggere il fenomeno attraverso il paradigma neuroscientifico di Doney e Cannon, secondo il quale la percezione di fiducia del singolo è legata a due fattori: la fiducia verso l’impresa intesa come organizzazione e la fiducia ambientale, cioè la qualità delle relazioni tra le persone in azienda. Le aziende stanno vivendo una crisi su entrambi i fronti».

ricorrenti delle aziende che propongono stipendi bassi e ridotte prospettive di crescita da un lato e dall’altro la scarsa disponibilità dei lavoratori a riprendere i ritmi pre-covid e poca volontà di adattamento rispetto ai nuovi processi con cui le aziende devono affrontare l’attuale instabilità.

Vademecum per le aziende in crisi di fiducia

Accrescere la fiducia verso l’impresa, secondo quanto emerge dall’Osservatorio Neurovendita, ha poco a che vedere con benefit e sale relax aziendali e non è correlato nemmeno con la retribuzione. «Accrescere la fiducia – prosegue Dornetti – significa comunicare al collaboratore che l’azienda è un porto sicuro, che sta abbracciando il futuro con investimenti e coraggio. È far sentire che l’azienda è solida per tollerare le instabilità del nostro tempo e capisce i bisogni quotidiani di chi lavora».

Non bastano dunque i bilanci per veicolare sicurezza. Non bastano le newsletter interne piene di slogan. Rafforzare la fiducia verso l’impresa significa dire e fare azioni precise. È estrema chiarezza rispetto a quello che ci si aspetta da ogni persona. È esplicitare dove si andrà e come si andrà. Le persone si fidano di un’organizzazione se le riconoscono innovazione ed etica. Ogni giorno, chi la guida dovrebbe chiedersi: cosa faccio oggi per far sentire a tutti che possono fidarsi dell’azienda?

È fondamentale creare un rapporto fiduciario tra le persone in azienda. Molte iniziative aumentano la percezione di essere in una rete sociale sul lavoro. La creazione di un ambiente fiduciario cresce quando i ruoli sono chiari, i meccanismi di crescita precisi e le nuove competenze da acquisire definite. Molti studi hanno dimostrato che creare occasioni di incontro informali ed extralavorative migliora la percezione di fiducia tra le persone, è un humus su cui si innesta la fiducia.

La fiducia come antidoto alla Great Resignation

La fiducia è dunque una variabile fondamentale legata alle grandi dimissioni. Benefit economici o iniziative di welfare non bastano, se chi lavora non si sente sicuro dell’azienda e dell’ambiente relazionale in cui opera. Il grande psicologo Jhon Bowlby, scrive: “anche se particolarmente evidente nella prima infanzia, il comportamento di attaccamento fiduciario caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba”. Inutile dire che il luogo di lavoro è quello più frequentato tra la culla e la tomba.

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