Riscaldamento globale, serve proteggere le foreste e adottare diete a prevalente base vegetale

Esistono soluzioni per non superare il limite di riscaldamento globale stabilito dall’Accordo di Parigi in 1.5°C. Tuttavia non si concretizzeranno con le attuali politiche dei governi, che ci stanno portando al fallimento. Questi sono gli anni critici per dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e impostare la rotta verso le emissioni zero.

A dirlo oggi, nero su bianco, è il nuovo rapporto dell’ IPCC, il panel scientifico delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

“I combustibili fossili sono la causa principale della crisi climatica, dei conflitti e della guerra, che provocano immense sofferenze alle persone di tutto il mondo. Semplicemente, non c’è più spazio per nuove attività di ricerca ed estrazione di fonti fossili: smettiamo di investire denaro in questi combustibili per il profitto di pochi. Sia le minacce che le opportunità sono oggi più grandi che mai, così come il potere delle persone che si uniscono per il cambiamento”, afferma Martina Borghi, responsabile Campagna Foreste di Greenpeace Italia. “Il rapporto dell’IPCC indica che la protezione delle foreste e degli ecosistemi, insieme all’adozione di diete a prevalente base vegetale nelle società ad alto reddito, sono elementi essenziali per vincere questa sfida. Per far questo bisogna assicurare i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali, difendere la sovranità alimentare e i mezzi di sussistenza rurali”.

Il rapporto fornisce indicazioni precise ai governi su come mantenere le promesse fatte lo scorso anno a Glasgow al vertice delle Nazioni Unite sul clima, dove è stato concordato di rivedere gli obiettivi nazionali di mitigazione entro la fine del 2022. Secondo l’IPCC esistono soluzioni per riuscire almeno a dimezzare le emissioni globali di gas serra entro il 2030, in linea con il limite di 1,5°C dell’Accordo di Parigi, conseguendo oltre la metà dell’obiettivo a costi bassi o addirittura con un guadagno economico.

Un ambito importante su cui agire è quello delle città, dove ormai vive la maggior parte della popolazione mondiale. “Città migliori non sono solo possibili, ma necessarie per affrontare meglio i cambiamenti climatici. Questo rapporto indica ai governi locali che bisogna investire nell’energia pulita e ridurre le emissioni derivanti dai consumi. Le città possono giocare un ruolo chiave per salvare il clima, ma bisogna andare subito verso una mobilità sostenibile accessibile a tutti e a basse emissioni, oltre ad aumentare gli spazi verdi urbani”, dichiara Chiara Campione, coordinatrice del progetto Hack Your City di Greenpeace.

Oltre al ruolo fondamentale dell’energia solare e dell’eolico, dell’elettrificazione e dell’efficienza energetica, il rapporto sottolinea l’importanza di ripristinare e proteggere le foreste e gli altri ecosistemi naturali, migliorare il sequestro del carbonio in agricoltura e modificare le nostre diete. I soldi per risolvere i problemi ci sono, ma i finanziamenti pubblici e privati continuano a fluire soprattutto verso i combustibili fossili anziché favorire le soluzioni climatiche. Se vogliamo riuscire a tagliare le emissioni di gas serra, questi flussi finanziari dovranno spostarsi in fretta dai combustibili fossili alle soluzioni per il clima, non c’è spazio per nuove infrastrutture di sfruttamento delle fonti fossili.


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