In un periodo di sconvolgimenti geopolitici e venti di guerra come quello che purtroppo stiamo vivendo, capita di chiedersi se le scelte degli uomini non siano dettate più dalla sete di potere individuale o dall’ideologia, che da una reale strategia con un fine preciso, calcolabile e volto al bene comune e alla giustizia. È una domanda, in realtà, che ricorre nel corso della storia: tanto da ispirare il filosofo inglese Thomas Hobbes già nel 1651 a scrivere un libro – Il Leviatano – in cui illustra la sua concezione di uno Stato sovrano, forte e imparziale, capace di governare gli uomini e impedire che si distruggano a vicenda. Per avere la protezione e sicurezza di un tale sovrano illuminato, però, i sudditi devono rinunciare alla libertà personale e lasciarsi guidare in tutto dal tiranno.
È evidente che questo modello abbia un limite: l’essere umano è incapace di essere al di sopra delle parti. Di essere impermeabile alle pressioni esterne e di mantenersi obiettivo per sempre. Si nutre di potere e ne vuole sempre di più, in un circolo vizioso dal quale – spesso – si esce solo con una rivolta civile. L’obiettività, però, è una caratteristica tipica di uno strumento che oggi, grazie all’evoluzione tecnologica, abbiamo a disposizione: l’intelligenza artificiale.
Può suonare come una provocazione, non c’è dubbio, ma il cammino verso l’utopia hobbesiana potrebbe passare proprio per l’intelligenza artificiale. L’AI infatti si basa su dei modelli di deep learning che le permettono di immagazzinare moltissime informazioni e avere quindi una visione completa e al contempo dettagliata di ogni situazione che analizza. Questa capacità è importantissima nella formulazione di decisioni che vadano nella direzione del bene comune. Inoltre, l’AI è per sua natura priva di impulsi ideologici ed emotivi che possono influenzare in maniera non ottimale la decisione politica.
Si pensi che già adesso l’intelligenza artificiale viene sfruttata per la sua capacità decisionale. Accade in ambiti particolarmente delicati come il sistema giudiziario: In Cina, la Procura del popolo di Shanghai Pudong ha recentemente iniziato ad adoperare una macchina in grado di formulare le accuse per i procedimenti penali. Usato per 8 tipi di crimini, tra cui furto, frodi e guida pericolosa, è in grado di analizzare le indicazioni verbali che riceve su un determinato caso e indicare le accuse più appropriate. Calibrato su più di 17.000 casi accaduti dal 2015 al 2020, è uno strumento che ha dimostrato di funzionare: gli studi hanno rivelato che la sua correttezza nelle scelte è pari al 97%.
L’utopia del governo perfetto
Non è facile capire quale sia la forma di Stato e di governo migliore per garantire equità, imparzialità e giustizia.
Ancora oggi i Paesi più evoluti si scontrano con il concetto stesso di democrazia. Lo abbiamo visto nei mesi passati con le manifestazioni contro il Green Pass (che ormai sembrano così lontane!). Da una parte c’è il diritto di una minoranza di protestare contro una misura che ritiene iniqua, dall’altra parte c’è il diritto della maggioranza a vivere la città in sicurezza. Quale deve essere tutelato maggiormente? Chi ha più diritti e come si deve comportare lo Stato? Sono domande che purtroppo riemergono in maniera molto più forte oggi, con la questione del conflitto russo-ucraino e dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea.
Già Hobbes scriveva che “coloro che approvano un’opinione privata la chiamano opinione; ma quelli che la disapprovano la chiamano eresia; tuttavia eresia non significa altro che opinione privata”. Come a dire che tutte le opinioni ci vanno bene, ma solo fino a quando sono condivise anche da chi le ascolta.
Il nodo, insomma, è proprio nel capire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Di conseguenza, il sovrano – o il legislatore – dovrebbe (o potrebbe) agire nel modo migliore. E se per l’uomo politico i parametri sono assolutamente soggettivi, per l’intelligenza artificiale, è completamente diverso. Quindi la domanda che nasce nell’età contemporanea è: un modello di intelligenza artificiale creato solo ed esclusivamente su dati quantitativi sarebbe capace di prendere le migliori decisioni per la collettività? Avrebbe senso farsi guidare da un Leviatano virtuale?
Il sovrano virtuale: pro e contro di un modello di governo basato sull’AI
L’AI è capace, già oggi, di prendere in considerazione e processare un numero elevatissimo di dati e di variabili, molti di più di quanti ne possa concepire la mente umana. Di certo, poter basare le decisioni di un governo su una mole pressoché completa di informazioni e di scenari possibili può portare a una visuale più completa della situazione o di un eventuale problema. Cosa che sarebbe potenzialmente in grado di agevolare la via verso decisioni più corrette e affidabili.
È inoltre vero che, se “alimentata” con dati fattuali, l’AI non si farebbe influenzare in alcun modo dall’opinione pubblica, da teorie complottiste e dagli interessi di pochi a danno di molti. Facciamo un esempio su tutti: la dissennata politica economica italiana degli anni ‘80. A colpi di prebende abbiamo alimentato la corsa del debito pubblico, nell’illusione che non sarebbe mai stato un problema e che anzi avrebbe sostenuto la crescita. Il risultato è stato che i privilegi di cui pochi hanno goduto hanno contribuito alla stagnazione decennale di un Paese ancora oggi zavorrato da un debito insormontabile. Un debito continua a frenare la ripresa. Se avessimo lasciato prendere la decisione ad un algoritmo illuminato, forse, certe scelte non sarebbero mai state avallate e oggi la situazione sarebbe molto diversa.
Certo, nel Leviatano di Hobbes in cambio della sicurezza e della giustizia i cittadini rinunciava alla loro libertà democratica. Probabilmente proprio questo sarebbe, ancora, il prezzo da pagare se davvero volessimo che la cosa pubblica venisse guidata da una macchina capace di essere imparziale, senza interferenze da parte dell’essere umano e della politica. Non bisogna neanche dimenticare che l’AI sarebbe in grado di calcolare che una scelta migliore per una determinata società potrebbe essere qualcosa che noi, eticamente, consideriamo impensabile e quindi che ci metterebbe di fronte a dubbi e difficoltà paragonabili a quelli che già affrontiamo in momenti di tensioni sociali o geopolitiche.
Intelligenza artificiale per decisioni migliori, senza ricorrere al modello Leviatano: una via di mezzo è possibile
Ragionare su questo “algoritmo illuminato” non è del tutto utopistico né è soltanto un esercizio mentale. Infatti, se da un lato le teorie di Hobbes ci possono far riflettere su quanti errori vengano commessi quando non si analizzano le situazioni e numeri con la giusta obiettività, dall’altro, oggi abbiamo la possibilità di lavorare verso un futuro prossimo in cui l’AI possa essere a supporto dei governi per dare loro il modo di basare le proprie scelte, specialmente quelle più difficili, sui dati, al fine di creare un ambiente politico in cui si cerchi quanto più possibile di arginare le decisioni che scaturiscono dalla sete di potere o dalle ideologie. Per sperare in un futuro migliore, più giusto, senza tiranni né in carne ed ossa, né virtuali.