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Festival di Sanremo, la denuncia di Greenpeace

Alla vigilia del via del Festival di Sanremo, Greenpeace denuncia l’ennesimo episodio di greenwashing dell’industria dei combustibili fossili. ENI, principale azienda italiana del petrolio e del gas, sarà infatti sponsor del festival, che sfrutterà per lanciare la nuova compagnia Plenitude. Si tratta dell’ennesimo tentativo di nascondere le proprie responsabilità nella crisi climatica: sebbene Plenitude sia presentata come la svolta green dell’azienda, in realtà ENI continuerà a puntare principalmente su gas e petrolio, combustibili fossili che alimentano il riscaldamento globale.

«È inaccettabile che ENI sfrutti la vetrina di Sanremo, e dei tanti altri eventi che sponsorizza, per fare greenwashing e promuovere un’immagine di azienda attenta all’ambiente che non corrisponde affatto alla realtà. ENI continua a investire sul gas e sul petrolio, è il principale emettitore italiano di gas serra e una delle aziende più inquinanti del pianeta. Il mondo della musica, della cultura, dello sport e dell’istruzione dovrebbero essere liberi dalla dannosa propaganda dell’industria dei combustibili fossili, così come sono già da tempo liberi dalle sponsorizzazioni dell’industria del tabacco», dichiara Federico Spadini della campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia.

Tra gli sponsor del Festival di Sanremo 2022, anche Suzuki e Costa Crociere, appartenenti a due settori, quello dell’automotive e del trasporto marittimo, che a loro volta contribuiscono fortemente alla crisi climatica per la loro dipendenza dalle fonti fossili. Per fermare questo fenomeno, Greenpeace ha lanciato un’Iniziativa dei Cittadini Europei per chiedere una legge europea che vieti le pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria dei combustibili fossili. Se la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti”, sostenuta da più di trenta organizzazioni, raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, la Commissione Europea sarà obbligata a discutere la proposta di legge.

In un recente rapporto, Greenpeace ha rivelato che circa due terzi delle pubblicità online delle aziende dei combustibili fossili promuovono false soluzioni per il clima (come lo stoccaggio di CO₂ nel sottosuolo o investimenti nella conservazione delle foreste di dubbia efficacia), oppure enfatizzano piccoli progetti “verdi” mentre in realtà, continuano a fare la gran parte dei profitti con le fonti fossili. Nelle pubblicità, l’uso di gas, petrolio e carbone viene messo volontariamente in secondo piano: secondo l’analisi commissionata da Greenpeace, solo l’8 per cento degli annunci di ENI promuove i combustibili fossili, malgrado questi costituiscano circa l’80 per cento del suo portfolio.

La petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” si può firmare qui


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