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Aumentano gli uomini nel lavoro domestico

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Il lavoro domestico è storicamente visto come un’attività prettamente femminile, tanto che nel linguaggio comune si tende a declinare al femminile “le colf” e “le badanti”. Tuttavia, come sottolineato nel III Rapporto DOMINA sul lavoro domestico, negli ultimi anni è aumentata la componente maschile, in particolare nelle province del Sud. A Palermo e Messina, per esempio, oltre il 30% dei collaboratori familiari (Colf) sono uomini.

Non è un fenomeno solo italiano: secondo il Rapporto ILO 2021 pubblicato in occasione del decennale della convenzione 189/2011 (dati 2019), a livello globale i lavoratori domestici di sesso maschile sono 18 milioni, pari a quasi un quarto di tutti i lavoratori domestici. In particolare, la componente maschile tocca i picchi massimi in Africa (31,6%) e nei Paesi arabi (63,4%).

In Italia, i dati INPS certificano l’evoluzione del lavoro domestico maschile negli ultimi anni. Osservando il trend, si nota come i lavoratori domestici di genere maschile abbiano toccato il picco massimo nel 2012 (18,9% del totale), per poi diminuire l’anno successivo. Tra il 2016 e il 2019 il numero si è attestato, per poi tornare a crescere nel 2020 (12,4%).

Ma chi sono questi lavoratori? Dai dati dell’Osservatorio DOMINA sul lavoro domestico emerge come si tratti principalmente di addetti alle pulizie, giovani e stranieri. In numero assoluto sono oltre 114 mila i lavoratori domestici maschi presenti, ovvero il 12,4% dei domestici totali. Nel 78% dei casi di tratta di lavoratori stranieri.

Tra questi lavoratori domestici è prevalente la mansione di colf rispetto a quella di badante. La retribuzione annua media è più bassa rispetto a quella delle lavoratrici femminili, probabilmente anche per la minore presenza di badanti, che svolgono più ore e quindi hanno una retribuzione maggiore.

Un ulteriore elemento di riflessione è dato dalla distribuzione per classe d’età. Secondo i dati INPS elaborati dall’Osservatorio DOMINA, l’età media dei lavoratori maschi è di 43,6 anni contro i 49,6 anni della componente femminile.

Ad essere particolarmente interessante è l’aspetto territoriale di questo fenomeno. L’incidenza maschile, mediamente dell’12,4% a livello nazionale, raggiunge il 22,4% in Sicilia e supera il 15% in Calabria e Campania. In quasi tutte le Regioni gli uomini sono impiegati prevalentemente come Colf; in controtendenza Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Molise, dove gli uomini svolgono prevalentemente mansioni di cura alla persona.

La prima provincia con la maggiore incidenza di domestici maschi è Palermo (28,4%), dove i domestici maschi sono oltre 4 mila e rappresentano il 3,5% del totale dei lavoratori maschi. Se poi si considerano solo i collaboratori familiari (Colf), l’incidenza arriva al 32,4%. In questo caso si tratta nella maggior parte dei casi di addetti alla pulizia con cittadinanza straniera.

L’incidenza supera il 20% in altre 4 province del Sud: Messina (26,7%), Napoli (23,0%), Reggio Calabria (21,8%) e Catania (21,0%). In queste prime 5 province lavorano 15 mila addetti domestici, ovvero il 13% di tutti i lavoratori domestici maschi italiani.

In molte province del Sud il fenomeno è piuttosto significativo. In molte altre province, invece, il lavoro domestico maschile è quasi inesistente: Gorizia, con solo 110 operatori maschi, è la provincia con l’incidenza più bassa di lavoro maschile nel settore domestico. Lo stesso ad Udine dove su oltre 9 mila lavoratori domestici solo 500 sono di genere maschile.

La presenza di Colf di genere maschile in queste province a bassa incidenza di lavoratori domestici “maschi” non è predominante. Sembra che sia presente meno personale maschile, ma più specializzato verso l’assistenza personale. Anche l’incidenza di stranieri tende a diminuire annullandosi quasi ad Oristano (9,0% lavoratori domestici maschi stranieri).

Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA, “sebbene il lavoro domestico sia tuttora in gran parte gestito da donne – in Italia come nel resto del mondo – la componente maschile è tutt’altro che marginale, soprattutto in alcune realtà territoriali. È importante quindi tenerne conto quando si affronta il tema: “i colf” e “i badanti” sono figure professionali con caratteristiche molto diverse rispetto a quelle femminili, e necessitano quindi di servizi e tutele particolari.


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