Ancora una conferma dalla scienza sull’utilizzo delle cellule staminali in medicina che rappresentano una risorsa inestimabile ed in fase di pieno sviluppo dimensionale a livello internazionale.
Le cellule staminali mesenchimali MSC sono cellule multipotenti con una spiccata capacità differenziata e replicativa. Le MSC sono presenti in diversi distretti biologici del nostro corpo ma il cordone ombelicale è tra le fonti più ricche e meno differenziate di cellule staminali, essendo cellule più giovani e più efficienti con una maggiore capacità di moltiplicarsi e di attecchire sono più neutre grazie alla loro immaturità immunologica.
Nello specifico le cellule staminali trovano il loro impiego nel correggere le risposte immunitarie e infiammatorie anomale, nel favorire l’attività antimicrobica e promuovere la rigenerazione dei tessuti. Quando somministrate per via endovenosa, le cellule staminali mesenchimali migrano naturalmente ai polmoni, bersaglio primario di terapia per la sindrome da distress respiratorio acuto da COVID-19. Sulla base di queste loro straordinarie proprietà, la comunità medica e scientifica ha avviato una serie di studi clinici volti a sfruttare il potere “rigenerativo” delle MSC per trattare i pazienti affetti da malattia da SARS-CoV-2.
“I primi risultati ottenuti dal i ricercatori della Miller School of Medicine dell’Università di Miami e pubblicati su STEM CELLS Translational Medicine. 2021, hanno dimostrato che le infusioni di cellule staminali mesenchimali derivate dal cordone ombelicale riducono in modo sicuro il rischio di morte e accelerano i tempi di guarigione per i pazienti COVID-19 più gravi – spiega Stefania Fumarola, biologa e responsabile scientifica di In Scientia Fides -. Risultati analoghi sono stati ottenuti dallo studio Rescat, coordinato dal Prof. Massimo Dominici, direttore del Centro terapia cellulare dell’Università di Modena e Reggio-Emilia, nel quale è stata verificata la fattibilità e la sicurezza dell’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali nel trattamento della polmonite da SARS-CoV-2. Ma la scienza non si ferma. Il case report, appena pubblicato sul ‘Journal of Personalized Medicine’, ha dimostrato come le cellule staminali (multipotenti e pluripotenti) contenute nel plasma, in uno stato di quiescenza, di un paziente di 56 anni affetto da una forma clinica medio-severa di polmonite virale interstizio-alveolare da Covid-19 e reiniettate sotto cute portino ad una velocissima “negativizzazione” ed alla scomparsa totale di esiti infiammatori e fibrotici polmonari a soli 40 giorni dal ricovero. Questi, e tanti altri studi, non hanno la presunzione di affermare la scoperta della “cura contro il COVID-19” ma sottolineano che l’utilizzo delle cellule staminali in Medicina rappresenta una risorsa inestimabile ed in fase di pieno sviluppo”.