Roma: il degrado di Villa Fiorelli

«Quando visiti Villa Fiorelli, parco di un ettaro realizzato 90 anni fa dall’architetto Raffaele De Vico sul modello del verde pubblico inglese, una domanda sorge spontanea: sarà questa la “transizione ecologica” di cui tanto sentiamo parlare?».

Lo ha dichiarato Sergio Iacomoni, detto Nerone, presidente del Movimento Storico Romano.

«La Villa di forma circolare, nei pressi di San Giovanni, è attraversata da stradine interne intitolate a giornalisti. È stata restaurata a fine 2019, quindi di recente. Il restyling, però, non ha toccato l’area centrale, dove appare un buco nero corrispondente a due siti importanti. Il primo, di fronte a largo Paolo Frajese, è l’ex edificio storico del Servizio giardini, che dovrebbe curare il verde e invece da anni è ridotto a una cloaca. Il secondo è il Centro anziani, un tempo frequentato da centinaia di persone del quartiere e oggi sepolto dall’incuria. Buono per una pellicola horror», ha spiegato Sergio Nerone Iacomoni.

«Nel cortile dell’ex Servizio giardini c’è un lavabo con un rubinetto aperto da mesi, a riprova dell’attenzione che riceve la villa. Chi paga? Noi ovviamente. All’esterno campeggia ancora la tabella di un cantiere del 2006 che elenca dei lavori per oltre 480mila euro. A due passi svetta la targa deturpata che ricorda Garibaldi, il quale, ospite dei Fiorelli, dopo la caduta della Repubblica romana, radunò lì i suoi. Se fossimo a Parigi, i nostri cugini, che fanno i soldi pure con il giro turistico delle fogne, avrebbero trovato il modo di ricavare uno spazio a pagamento. Noi invece lasciamo che i graffitari oltraggino impunemente la storia», ha sottolineato Sergio Nerone Iacomoni.

«Un parco avrebbe bisogno di manutenzione e controllo costanti. Restaurarlo e poi abbandonarlo a sé stesso, equivale a gettare i soldi dalla finestra. È necessario un nuovo modello di tutela in sinergia con il privato. Senza la cura quotidiana, fra non molto, a Villa Fiorelli il buco nero inghiottirà la ciambella intorno, generando una nuova isola di degrado. I comitati dei cittadini riprenderanno le proteste e dopo qualche anno il Comune interverrà, spendendo un’altra montagna di soldi. E così via all’infinito. È la storia di questa città. Altro che transizione ecologica. Totò avrebbe detto, “ma mi faccia il piacere”», ha concluso Sergio Nerone Iacomoni.


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