La sottrazione internazionale di minori è in aumento

Bambini invisibili. Così diventano i figli nati da una relazione tra persone di diversa nazionalità, dopo che uno dei due, senza il consenso dell’altro, decide di portare all’estero il figlio.

Non è facile stimare la portata del fenomeno della sottrazione internazionale dei minori, in quanto dopo aver lasciato il nostro Paese i bambini spesso perdono contatto con la famiglia in Italia e con le nostre istituzioni. Questo rende difficile reperire dei dati certi ed ufficiali. Secondo gli ultimi dati nazionali disponibili, nel 2019 il Ministero della Giustizia ha trattato 234 casi di cui 136 attivi (dall’Italia all’estero) e 98 passivi (dall’estero verso l’Italia).

Ad oggi, sempre secondo il Ministero della Giustizia, sarebbero tra i 250 e i 300 i minori coinvolti in casi di sottrazione internazionale ad opera di uno dei due genitori, contro la volontà dell’altro. Dati che, però, sarebbero sottostimati. Per l’Associazione FigliSottratti, invece, si tratterebbe di oltre mille bambini e bambine, dei quali meno del 5% fa ritorno in Italia. Nel 90% dei casi il gesto viene compiuto dalla madre.

“La sottrazione internazionale di minori è un fenomeno diffuso in tutto il mondo, ma in Italia sta assumendo dei tratti preoccupanti perché la lentezza burocratica dei nostri Tribunali ci impedisce di far rientrare i minori portati all’estero” spiega l’Avvocato Valentina Ruggiero, esperta di Diritto di Famiglia.

Diversi i casi di questo tipo che l’avvocato sta attualmente seguendo presso il Tribunale di Roma. Tra questi, la vicenda dei figli di una coppia, affidati al padre perché la madre era stata giudicata un soggetto pregiudizievole, ma, nonostante il provvedimento, sono stati portati all’estero dalla donna senza alcun preavviso e senza prima discuterne. Una situazione molto delicata, poiché, ad oggi, non è possibile far rientrare i minori in Italia dal momento che il giudice di quel Paese ha ignorato il provvedimento italiano e ne ha emesso uno nuovo in favore della madre. Mentre in quello Stato sono già arrivati in Cassazione, l’Italia deve ancora emettere una sentenza, e al momento il caso è fermo al primo grado di giudizio.

E ancora, mentre gli avvocati attivano la procedura di separazione di una coppia con un figlio minorenne, la donna, senza attendere l’esito del giudice, si trasferisce con il minore. Il giudice dello Stato in cui la madre si è recata ha deliberato in suo favore, decidendo di trattenere il minore con la madre e di non permettere al padre di riportarlo in Italia. Anche in questo caso, mentre nello Stato estero hanno già emesso sentenza, in Italia sono ancora nella fase introduttiva alla separazione.

“Due casi concreti che mostrano la giustizia italiana in affanno e come le altre giurisdizioni eseguono i provvedimenti ignorando quelli italiani, non rispettando, così, la Convenzione dell’Aja del 25 0ttobre del 1980. – Denuncia l’Avvocato Ruggiero – In ambito di cooperazione giudiziaria, la Convenzione dell’Aja resta lo strumento più importante che regola gli aspetti civili della sottrazione internazionale dei minori. Ogni singolo Stato, tuttavia, ha il dovere di attuare tutte le procedure di rimpatrio nello Stato di residenza abituale del minore nel più breve tempo possibile”.


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