La moda vegan-friendly

modaMolti vegani, infatti, decidono di utilizzare anche abbigliamento vegan dicendo così addio a lana, pelle, seta, piume d’oca oltre che, naturalmente, a inserti di pelo e di pelliccia

Il mercato dei prodotti tessili per vegani è in forte crescita, spinto da una fetta sempre più ampia di consumatori che opta per nuovi modelli e stili di vita, tanto da indurre le aziende di abbigliamento e accessori a identificare e utilizzare materiali di origine non animale.

Recenti analisi di mercato stabiliscono che nel Regno Unito si è arrivati a un +75% di prodotti segnalati come vegani rispetto agli anni precedenti, mentre la Francia segue con un +12% destinato ad aumentare considerevolmente visto l’impegno di Parigi a diventare la capitale della moda sostenibile entro il 2024. Per gli Stati Uniti la crescita registrata è solo dell’11%, ma si tratta del Paese con l’assortimento di prodotti animal-free più ampio rispetto ad altri mercati.

Si tratta di un settore di grandissimo rilievo anche per l’economia italiana, che sviluppa complessivamente 78 miliardi di euro di fatturato e, secondo i dati del 2018, conta circa 4.500 aziende e 75.600 addetti (*fonte Osservatorio Veganok).

Considerati questi numeri e l’attenzione crescente dei consumatori per scelte di vita sostenibili, l’industria della moda in ambito abbigliamento e accessori sta conoscendo una nuova rivoluzione, con un particolare picco produttivo nel ramo calzaturiero.

Come essere certi che un prodotto sia animal-free?

“Per rispondere e dare garanzia di tutte queste esigenze, i nostri Laboratori pH hanno sviluppato una gamma di testing finalizzati ad individuare e definire l’eventuale presenza di prodotti di origine animale”, dichiara Monica Filippini, Manager of Life Science dei Laboratori pH – Gruppo TÜV Italia – poiché sia il materiale tessile che le colle utilizzate nella produzione degli accessori, sono prodotti altamente trasformati, anche il DNA infatti viene degradato in piccoli frammenti durante l’elaborazione tecnologica”.

La tecnica analitica in grado di rilevare questi frammenti si chiama PCR Real Time, applicata al DNA mitocondriale, che è il marcatore molecolare più adatto in quanto è individuabile anche dopo vari processi di lavorazione del prodotto.

Una volta estratto il DNA dal campione, vengono amplificati piccoli frammenti con la PCR Real allo scopo di rilevare le principali specie animali (manzo, maiale, pecora, capra, coniglio, cane, cavallo, struzzo, etc.) che possono essere presenti nei prodotti finiti. Questa tecnica è applicabile anche alle colle utilizzate.

Grazie a questi test si può avere la certezza che un capo di abbigliamento non contenga, in alcun modo, prodotti di origine animale.


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