Visite oculistiche: si possono fare in sicurezza

“Durante il lockdown abbiamo accumulato dei ritardi spaventosi: c’è stata una riduzione del 25% degli interventi e delle visite oculistiche, con quasi 3 milioni di visite rimandate o cancellate e circa 300mila interventi di cataratta in meno. Ad essere ridotte sono state anche le iniezioni intravitreali, che sappiamo quanto siano necessarie per risolvere il problema della maculopatia”. A farlo sapere il presidente dell’Associazione Italiana dei Medici Oculisti, Luca Menabuoni, intervenendo all’XI Congresso nazionale di AIMO, che si è chiuso ieri a Roma presso l’Hotel NH Collection Roma Vittorio Veneto (in Corso d’Italia 1). “La ripresa delle visite nel post lockdown è drammatica- ha proseguito Menabuoni- avevamo già degli arretrati di pazienti da operare e a questo punto ne abbiamo un numero incredibile da recuperare. Ora è evidente che non possiamo ‘ingolfare’ le nostre sale operatorie con i tantissimi che devono essere operati di glaucoma, cataratta o patologie retiniche, ci vuole una pianificazione quasi scientifica per distanziare i nostri pazienti. Chi deve sottoporsi alle iniezioni intravitreali, per esempio, può farlo anche in aree preposte sufficientemente sterili e rispondenti alle normative igieniche e di sicurezza vigenti. Non necessariamente interventi di questo tipo devono essere fatti nelle sale operatorie di classe superiore”.

L’AIMO, intanto, società scientifica accreditata presso il ministero della Salute, ha redatto delle raccomandazioni per le visite oculistiche e le iniezioni intravitreali durante l’emergenza Coronavirus. Tali raccomandazioni, lo scorso maggio, sono state annoverate dall’Osservatorio nazionale di AGENAS tra le ‘buone pratiche’ da adottare per fronteggiare l’epidemia da Covid-19. “Siamo stati molto contenti di aver ricevuto un riconoscimento così importante- ha spiegato Alessandra Balestrazzi, referente di AIMO per i rapporti con le istituzioni- è la prima volta che una società oftalmologica italiana ne riceve uno del genere. Siamo stati fin da subito molto sensibili a questo tema e ci siamo ritrovati a dover prendere decisioni importanti nell’arco di un breve lasso di tempo”. Il macrotema affrontato da AIMO nelle sue linee guida, ha proseguito Balestrazzi, riguarda “la formazione e l’informazione degli operatori sanitari, oltre alla riorganizzazione dei percorsi clinici assistenziali. Noi oculisti di AIMO, in particolare, abbiamo pubblicato le misure per ridurre al minimo le possibilità di esposizione al Virus Sars-Cov2, le misure precauzionali in un ambulatorio/pronto soccorso oculistico e le raccomandazioni per l’esecuzione delle iniezioni intravitreali in ambito ospedaliero durante l’epidemia di Covid-19”.

Dunque oggi è possibile sottoporsi ad una visita oculistica in sicurezza, sia per il medico sia per il paziente. “Abbiamo preso dei provvedimenti, abbiamo fatto un decalogo che è pubblicato sul nostro sito- ha quindi aggiunto il presidente Menabuoni- Ovviamente oggi dobbiamo avere delle accortezze in più, a partire dal distanziamento temporale delle visite, cioè dobbiamo far venire i nostri pazienti a orari scadenzati in modo da non affollare le nostre sale d’attesa. Nei nostri studi devono essere presenti gel disinfettanti, di cui il paziente deve fare uso prima e dopo la visita, e nel frattempo l’oculista deve utilizzare esclusivamente prodotti monouso, dai guanti agli altri dispositivi di sicurezza. È poi necessario disinfettare tutti gli strumenti che sono stati a contatto con il paziente, dal porta lenti agli strumenti su cui il paziente stesso appoggia il mento e la fronte. Tra una visita e l’altra, infine, è consigliabile areare il locale. Tutto questo per garantire una tranquillità assoluta al paziente ma anche all’oculista”.

Più in generale, ad oggi in italia non esistono linee guide validate in oftalmologia, per questo AIMO ha avviato un processo di elaborazione di quattro linee guida (chirurgia della cataratta dell’adulto, iniezioni intravitreali, diagnosi e trattamento del melanoma uveale e profilassi antibiotica in oftalmologia), di cui si è discusso in tavoli riservati durante il congresso nazionale, auspicando una “stretta collaborazione con le altre società oftalmologiche” accreditate presso il ministero della Salute. “Per linee guida si intendono delle raccomandazioni di carattere generale che individuano le modalità di assistenza più adeguate in base alle condizioni- ha spiegato ancora Balestrazzi- Queste sono un ausilio fondamentale nel processo decisionale e forniscono raccomandazioni di comportamento clinico elaborate mediante un processo di revisione sistematica della letteratura (sinossi) e delle opinioni degli esperti”. La definizione più nota di linee guida è quella formulata dall’Institute of Medicine nel 1992, secondo cui si tratta di “raccomandazioni sviluppate in modo sistematico per assistere medici e pazienti nelle decisioni sulla gestione appropriata di specifiche condizioni cliniche”.

Obiettivo delle linee guida, che sono prodotte da gruppi multidisciplinari, è quello di fornire una guida, per i professionisti sanitari e per gli utenti, garantendo la chiarezza dei percorsi e delle responsabilità. “La giurisprudenza riconosce comunque al sanitario un margine di discrezionalità tecnica- ha tenuto a precisare Balestrazzi- purché ogni sua scelta sia basata su dati oggettivi e riscontrati. Una linea guida deve sostanzialmente assistere il medico nel momento della decisione clinica ed essere di ausilio alla pratica professionale, come risultato di un preciso percorso sistematico di analisi dei processi clinici orientato alla definizione della ‘best practice’”. Il momento di elaborazione di una linea guida rappresenta dunque un “eccezionale momento formativo ed educativo per chi vi partecipa- ha sottolineato ancora Balestrazzi- il cui ruolo è quello di creare le condizioni per rendere possibile il monitoraggio della pratica clinica, individuando i comportamenti clinici più appropriati, il loro utilizzo e i conseguenti risultati ottenuti”. Un’altra funzione, infine, è la promozione del miglioramento continuo dell’attività assistenziale, in quanto le linee guida sono “fondamentali strumenti a base di una azione di governo clinico”, ha concluso.

 


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