WWF, quando la natura è in città

Durante il lockdown, paradossalmente, abbiamo apprezzato l’importanza della natura che ha bussato alle porte delle nostre città e con cui conviviamo nei nostri centri urbani e abbiamo capito l’importanza di fare scelte per vivere in Safe Cities, in aree urbane che siano sane, sicure e in armonia con la natura.

Ma le previsioni – elaborate su dati ISPRA dal gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila che da anni lavora col WWF – dimostrano che c’è ancora molto da fare perché, secondo le stime più ottimistiche, rischiamo al 2050 che le aree urbanizzate in Italia (dove già oggi vive più di 1/3 della popolazione) divorino altri 800 chilometri quadrati di aree libere, un’area equivalente a 2,5 “Rome” delimitate dal GRA (interamente edificate) e che l’assedio dei Siti Natura 2000 – le aree di pregio tutelate dall’Europa – localizzati nelle nostre pianure non si arresti, invadendo le aree di stretta adiacenza e arrivando così a cancellare quasi altri 10.000 ettari di pregio (considerando che sono già 140mila gli ettari delle aree buffer dei siti comunitari già urbanizzate in tutte le aree del paese).

Sono alcune delle considerazioni contenute nel Report WWF per Urban Nature 2020 dal titolo significativo “Safe Cities in armonia con la Natura: per città più verdi, più sane e più sicure”, pubblicato oggi in vista della “Festa della Natura in Città – Urban Nature 2020” prevista per domenica 4 ottobre – San Francesco – che prevede lo svolgimento di circa 120 eventi in tante città della penisola, tutti nel rigoroso rispetto delle norme anti Covid-19. Per il WWF è arrivato il momento di riprogettare le nostre città, realizzando piani e progetti di trasformazione e rigenerazione urbana che diano più spazio alla natura, garantendo, già da ora, la resilienza dei sistemi naturali e, nelle città attraversate dai corsi d’acqua, interventi realizzati con “nature based solutions”.

A quest’ultimo proposito, ancora il gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila coordinato dal professor Bernardino Romano, oltre a fornire le stime sull’espansione urbana, ricorda anche che negli ultimi 50 anni negli ambiti fluviali si è consumato suolo per circa 2mila Kmq, l’equivalente di 310mila campi di calcio.

Ora è il tempo delle scelte, incalzati anche dai fenomeni estremi causati dai cambiamenti climatici, e il Report Urban Nature 2020 presenta proposte concrete agli amministratori pubblici e ai cittadini, fornendo molti esempi virtuosi già realizzati e soluzioni di frontiera da tutto il mondo e dalle varie parti d’Italia, illustrati nel Report da 18 esperti/e, chiamati a raccolta dal WWF.

LE STORIE DI SUCCESSO NEL MONDO

La sfida lanciata dal WWF internazionale “One Planet City Challange”, ha raccolto l’adesione di 600 città che stanno già facendo scelte sostenibili per contenere i cambiamenti climatici in tutte le parti del mondo: come Città del Messico, che sta realizzando un grande progetto per la tutela dei boschi vicini alla città O Hyderabad in India che sta favorendo l’agricoltura urbana, e poi Nairobi, in Kenya, Hanoi in Vietnam e Abbotsford che è la città canadese dove si registrano le maggiori precipitazioni che sta intervenendo sul Parco Naturale di Fishtrap Creek per favorire il deflusso delle acque.

Green e Blue solutions – La realizzazione di interventi di Drenaggio Urbano Sostenibile (Sustainable Drainage Systems – SuDS), ci dicono gli esperti delle Società di ingegneria IRIDRA Giulio Conte e Anacleto Rizzo, possono offrire soluzioni naturali per rispondere adeguatamente alle diverse sfide in atto nei contesti urbani (deterioramento della qualità delle acque, effetti dei cambiamenti climatici, perdita di biodiversità). Soluzioni che sono adottate nella Water Plaza di Rotterdam, nel Tanner Spring Park di Portland o nella Big U di Manhattan ma anche nel Parco dell’Acqua di Gorla Maggiore a Varese, dal centro ricerche Keracoll a Sassuolo (MO) o nell’Eco-Boulevard e dall’Arena dell’Acqua nel quartiere Lazzaretto a Bologna.

PROGETTARE CON LA NATURA: I CANTIERI APERTI

In Europa con il Progetto CLEVER Cities, è stata costruita dal giugno 2018 un’alleanza di tre città leader quali Londra, Amburgo e Milano per sperimentare interventi di co-progettazione (amministrazioni e cittadini), attuazione e gestione di soluzioni su misura per le nostre città Basate sulla Natura (Nature Based Solutions). A Milano, – grazie al partenariato con il Comune (capofila del progetto), il Politecnico di Milano, Rfi e Italferr, AMAT, Ambiente Italia e Coop Eliante – si sta intervenendo per la realizzazione del nuovo parco urbano del Giambellino 129, nell’ambito del piano di rigenerazione del quartiere Lorenteggio; per il rinverdimento della Fermata ferroviaria Tibaldi nella zona sud della città; e con un diffuso progetto di pareti e tetti verdi in tutta l’area urbana.

‘BILANCIO’ ZERO’ NEL CONSUMO DEL SUOLO

I professori Bernardino Romano e Francesco Zullo dell’Università dell’Aquila – DICEAA, sostengono che bisogna procedere ad un’equilibrata e corretta interazione tra iniziative di densificazione urbana (infilling) e deimpermeabilizzazione (de-sealing) – grazie anche all’uso dello strumento del “Bilancio Zero” di consumo di suolo – tenendo conto che i tessuti urbani italiani sono pieni di superfici ad uso precario/dimesso idonee per nuove funzioni che, oltre a rispondere alle esigenze delle comunità residenti, devono essere occasione di riqualificazione ambientale. Ed è Davide Bazzini, vicepresidente dell’associazione IUR – Innovazione Urbana e Rigenerazione, che rileva come ci sia bisogno, innanzitutto, di una infrastrutturazione sociale per pianificare e progettare città resilienti, basata da un approccio relazionale che favorisca la governance condivisa delle nostre aree urbane.

LE CITTÀ ‘AGRICOLE’

Le attività agricole diffuse e le grandi aziende agricole rappresentano un fattore chiave per la gestione ambientale e paesaggistica delle aree peri-urbane dove contribuiscono a formare infrastrutture verdi e sono esempi di nature based solutions. Lo segnala Davide Marino, professore associato di Economia ed Estimo Rurale all’Università del Molise, che richiama gli interessanti esempi del Parco di Casal del Marmo a Roma, un’area immersa nel tessuto urbano del quadrante Nord della città che fornisce molteplici benefici – approvvigionamento di cibo, servizi ecosistemici e servizi culturali – o il Parco Agricolo della Vettabbia a Milano, realizzato recentemente con la progettazione partecipata. Mentre Giampiero Mazzocchi, ricercatore presso l’Università di Pisa e della Rete Italiana Politiche Locali del Cibo, si sofferma sulla rete diffusa di realtà civiche urbane embedded nel cibo (un solo esempio quello costituito dai Gruppi di Acquisto Solidale) che favoriscono la diffusione di esperienze agroalimentari a filiera corta e che si concretizzano in esempi di successo delle Politiche del Cibo come quelli del “Milan Urban Food Policy Pact” (una delle più interessanti eredità dell’Expo 2015) o del Consiglio del Cibo di Roma – composto da accademici e attivisti ambientali – che ha ottenuto una delibera per una Politica del Cibo comunale.

Il Report Urban Nature 2020 del WWF si conclude con una carrellata di puntali ma avanzate esperienze di successo, spesso favorite e realizza dall’associazione con il contribuito di studenti, comitati e associazioni locali. È il caso delle iniziative delle Classi Controcorrente (per un rapporto più equilibrato con i nostri corsi d’acqua urbani) e del Contest Scuole Urban Nature (per la realizzazione di progetti per aumentare la biodiversità nelle scuole e nelle aree ad esse vicine), prese dal Settore Educazione del WWF Italia. Della tutela e della riqualificazione del lago naturale dell’area ex Snia Viscosa nel quartiere Pigneto-Prenestino di Roma – dove sono state censite 80 diverse specie di uccelli -, dichiarato recentemente dalla Regione Lazio Monumento Naturale, grazie anche all’azione del gruppo locale del WWF. La grande rete ecologica costituita a sud di Milano dalle 8 oasi gestite direttamente dal WWF Martesana Sud Milano per un totale di 40 ha a cui si aggiungono altri 100 ha di aree salvaguardate a diverso titolo (in un’area che ricomprende zone delicate come quella del Lambro e le aree verdi dei Comuni di San Donato Milanese e San Giuliano). Il Parco della Salute nei pressi di Porta Felice a Palermo, realizzato e riqualificato grazie all’intervento tecnico di AIPIN – Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica – ma, soprattutto, grande e generoso contributo del volontariato e di raccolta fondi tra i cittadini. E, non da ultima, la realizzazione del Parco Alex Langer a Rovigo, esperienza di successo che ha visto come capofila il WWF provinciale, che ha reso accessibile alla popolazione e poi, nel tempo, ha riqualificato un’area boschiva di 7 ettari (dove era localizzato il Campo nazionale di Tiro ottocentesco), situata a nord della città, sulla sponda destra del canale Cerasola e per la quale è stato richiesto un progetto di valorizzazione al Comune di Rovigo.


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