Cresce la povertà educativa ai tempi del Coronavirus

Bambini e ragazzi intrappolati tra una povertà materiale crescente a causa dell’emergenza Coronavirus in Italia e la mancanza di opportunità educative, le difficoltà nella didattica a distanza e il mancato accesso alle attività educative extrascolastiche, motorie e ricreative. Per molti di loro la prospettiva è rimanere indietro, perdere non solo motivazione e competenze scolastiche, ma, in alcuni casi, essere spinti ad un isolamento che può portare all’abbandono della scuola.

Questo l’allarme di Save the Children che oggi, in occasione del lancio della campagna Riscriviamo il Futuro e di un nuovo intervento programmatico che intende raggiungere 100.000 bambine, bambini e adolescenti in 30 città in Italia, diffonde un rapporto che include l’inedita indagine realizzata per l’Organizzazione dall’istituto di ricerca 40 dB su un campione di oltre 1000 bambini e ragazzi tra gli 8 e i 17 anni e i loro genitori , che include un 39,9% del totale che è in condizioni di fragilità socio-economica anche a causa della Crisi Covid19.

Circa 1 minore su 5 incontra maggiori difficoltà a fare i compiti rispetto al passato e, tra i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, quasi 1 su 10 non segue mai le lezioni a distanza o lo fa meno di una volta a settimana. Circa 1 genitore su 20 ha paura che i figli debbano ripetere l’anno, nonostante le disposizioni ministeriali lo vietino, o che possano lasciare la scuola, tassi che tra le famiglie in maggiori difficoltà economica, passano rispettivamente a quasi 1 su 10 e 1 su 12. Quasi la metà delle famiglie con maggiori fragilità (45,2%) vorrebbe “le scuole aperte tutto il giorno con attività extrascolastiche e supporto alle famiglie in difficoltà”, opzione che comunque è gradita dal 39,1% dei genitori intervistati. D’altronde sei genitori su dieci (60,3%) ritengono che i propri figli avranno bisogno di supporto quando torneranno a scuola data la perdita di apprendimento degli ultimi mesi.

Una fotografia della povertà educativa che si alimenta, in un circolo vizioso, con quella della crisi economica che ha impoverito ulteriormente le famiglie. Quasi 1 genitore su 7 (14,8%), tra quelli con una situazione socio-economica più fragile, ha perso il lavoro definitivamente a causa dell’emergenza Covid-19, oltre la metà lo ha perso temporaneamente, mentre più di 6 su 10 stanno facendo i conti con una riduzione temporanea dello stipendio, al punto che rispetto a prima del lockdown la percentuale di nuclei familiari in condizione di vulnerabilità socio-economica che beneficia di aiuti statali è quasi raddoppiata, passando dal 18,6% al 32,3%. Si tratta di genitori che, nel 44% dei casi, sono preoccupati di non poter tornare al lavoro o cercarne uno perché i figli non vanno a scuola e non saprebbero a chi lasciarli.

Questo scenario allarmante è contenuto nel rapporto “Riscriviamo il Futuro. L’impatto del Coronavirus sulla povertà educativa” diffuso oggi da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – e che fotografa la condizione delle famiglie che si sono affacciate alla “Fase 2” dell’emergenza Covid-19. L’indagine, svolta su un campione di oltre mille famiglie e minori, viene rilasciata in occasione del lancio della nuova campagna “Riscriviamo il futuro” per offrire educazione, opportunità e speranza ai bambini, alle bambine e agli adolescenti che vivono nei contesti più deprivati del Paese e per chiedere al Governo, al Parlamento, alle Regioni e a tutte le istituzioni locali di riscrivere il futuro dell’Italia e aiutare i bambini a uscire dalla povertà educativa con un Piano straordinario per l’infanzia e l’istituzione di una unità di missione che ne garantisca l’attuazione.

“Non possiamo permettere che l’epidemia di COVID-19 in pochi mesi tolga ai bambini e agli adolescenti in Italia opportunità di crescita e sviluppo. Dobbiamo agire subito per non privarli del loro futuro. L’educazione, formale e non, rappresenta per i nostri bambini l’ancora di salvezza per avere opportunità nel presente ma soprattutto per garantire la libertà di scegliere il proprio futuro, specie nei contesti più svantaggiati” ha affermato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.” “Di fronte ad uno scenario profondamente cambiato e in presenza di sfide nuove e di lungo periodo, abbiamo deciso di incrementare il nostro intervento in Italia, facendo leva sull’infrastruttura territoriale che abbiamo sviluppato in questi anni e su preziose partnership sia a livello locale che nazionale. Il nostro Paese deve ripartire dai bambini, quelli più vulnerabili. Lavoreremo in collaborazione con il sistema scolastico, incrementeremo le opportunità di sviluppo attraverso attività extrascolastiche e, dove necessario, prenderemo in carico i nuclei familiari in difficoltà economica per accompagnarli ad una nuova autonomia. Ora più che mai è necessario un impegno collettivo che veda tutti coinvolti – cittadini, famiglie, scuole, terzo settore, aziende e istituzioni – per una ripartenza che identifichi i diritti dei minori come bussola per intervenire nel presente e riscrivere il futuro”.

Secondo l’analisi dell’Organizzazione e i dati dell’indagine, accanto al drammatico impoverimento economico esiste un pericolo concreto di un forte incremento della povertà educativa già ampiamente diffusa nel nostro Paese prima della crisi. Bambini e adolescenti, soprattutto quelli che vivono ai margini, potrebbero essere lasciati indietro nell’apprendimento e nello sviluppo delle proprie capacità, restare isolati e perdere fiducia e motivazione in se stessi e nello studio, con il pericolo concreto di abbandonare il loro percorso scolastico, fenomeno che riguarda già nel nostro paese il 13,7% dei ragazzi. Territori, da nord a sud dello stivale, ad alto rischio educativo per i minori, come dimostrano le mappe elaborate dall’Organizzazione, e dove a causa della crisi le povertà preesistenti si sono acuite o se ne sono sviluppate di nuove, con molte altre famiglie che si sono trovate improvvisamente in difficoltà. Un isolamento che riguarda anche le attività extrascolastiche, così come quelle sportive e motorie all’aperto, e che già prima della crisi facevano registrare alti indici di povertà educativa, se pensiamo che nel nostro Paese normalmente più di 4 ragazzi su 10 non fanno sport e quasi 1 su 2 non legge un libro non scolastico.


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