Reazioni cutanee da farmaci, è importante riconoscerle

In ambito dermatologico, a volte gli stessi specialisti non hanno un’adeguata preparazione per affrontare alcune gravi reazioni cutanee da farmaco, scambiandole per esempio per un semplice rash cutaneo. A rimetterci sono i pazienti, che in questo rischiano di andare incontro ad un peggioramento della loro condizione.


Punta anche ad uniformare le terminologie dermatologiche il ‘Corso intensivo sulle reazioni cutanee ai farmaci: diagnosi di sospetto, imputabilita’ e gestione clinica’ promosso dall’Accademia nazionale di Medicina – sezione Dermatologia con il patrocinio dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani.

Il corso, rivolto a medici specialisti, si tiene a Vicenza (presso il Viest Hotel, in via Uberto Scarpelli). Responsabile scientifico del corso, insieme al dottor Roberto Leone, il dottor Luigi Naldi, direttore del dipartimento di Dermatologia dell’ospedale San Bortolo di Vicenza e consigliere ADOI.

L’agenzia Dire lo ha intervistato.
“È fondamentale uniformare le terminologie in ambito dermatologico- ha detto Naldi- Nonostante ci siano stati enormi avanzamenti per quanto riguarda la conoscenza delle reazioni dermatologiche da farmaco, alcune gravi reazioni vengono ancora confuse tra loro dai medici. Capita per esempio con la sindrome di Stevens-Johnson e l’eritema polimorfo, per troppi anni associati. Ma la prima e’ una reazione da farmaco e la seconda e’ per lo piu’ legata alla riattivazione di un herpesvirus. Non solo: mentre l’eritema polimorfo, seppure possa ripresentarsi piu’ volte, si risolve spontaneamente, la sindrome di
Stevens-Johnson e’ una malattia piu’ grave che, se non curata adeguatamente, puo’ progredire verso una condizione ancora piu’ seria come la necrolisi epidermica tossica“.
Tra le reazioni ai farmaci in assoluto piu’ gravi che possono colpire la superficie cutanea c’e’ quindi la necrolisi epidermica tossica. “Tale reazione provoca un distacco dell’epidermide, esattamente come quando ci si ustiona- ha spiegato il dottor Naldi- quindi chi ne e’ colpito e’ trattato nei centri dei grandi ustionati. Non ci sono farmaci realmente efficaci per controllarla, ma il paziente e’ ricoverato in terapia intensiva dove si eseguono tutte le manovre necessarie per superare la fase piu’ critica. La necrolisi epidermica tossica inizia con un distacco dell’epidermide che tende a progredire, poi si interrompe e quindi avviene una riepitelizzazione. Il tutto dura circa una quarantina di giorni”.
Secondo l’esperto, non sono poi da sottovalutare le sequele, cioe’ “alcuni esiti che possono verificarsi anche a distanza, sempre in riferimento alla sindrome di Stevens-Johnson e alla necrolisi epidermica tossica- ha proseguito il dottor Naldi- Queste due reazioni possono portare a complicazioni oculari importanti, dall’opacizzazione della cornea alla cecita’”. Ma quel e’ l’incidenza di queste reazioni nella popolazione italiana? “Per la sindrome di Stevens-Johnson si stimano in Italia circa 150 casi all’anno, mentre per la necrolisi epidermica tossica circa 50 casi. Di fatto queste reazioni sono legate ai farmaci, ma c’e’ una predisposizione genetica”. Ad esserne colpite, tendenzialmente, sono in numero maggiore le donne e il rischio aumenta con l’eta’. Ma in linea generale le reazioni cutanee ai farmaci “possono colpire tutti, a volte anche i bambini”, ha aggiunto l’esperto.


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