Brexit, è stato un errore allargare l’Ue?

“È stato un errore allargare la Nato e l’Ue?”. Per rispondere a questa domanda, la John Cabot University (JCU) ha tenuto una tavola rotonda, a cura dell’Istituto Guarini per gli Affari pubblici, in collaborazione con il Centro Ceco di Roma e il Circolo Slavistico Romano di Roma Tre, in coincidenza col Brexit Day. Obiettivo: analizzare e stilare un bilancio dei cambiamenti verificatisi dalla caduta del muro e dal crollo del comunismo, in «30 anni di democrazia all’Est», con un occhio a cosa potrebbe profilarsi dietro l’angolo.

«Qualcuno dice che l’allargamento dell’Ue ad Est, cominciato nel 2004, sia stato l’inizio della Brexit», ha esordito Costanza Hermanin, docente di Scienze politiche, esperta di  Europa. Con lei, attorno al tavolo, in una discussione aperta alla partecipazione di tutto il pubblico presente, com’è consuetudine dell’ateneo americano, c’erano Radoslava Stefanova, funzionaria della Nato, e Claudia Stamerra, giornalista del Gr1 Rai, con compito di moderatrice.

«Forse la maggioranza delle persone risponderebbe “sì” alla domanda se sia stato un errore. Non esistono sondaggi», ha continuato Costanza Hermanin. Mettendo poi sul tavolo due questioni pressanti: il social dumping e il fiscal dumping. «La delocalizzazione è una forte leva in mano agli euroscettici», ha aggiunto Claudia Stamerra.

«Il sociale e il fiscale sono due domini che spingono le persone a pensare che la Ue sia un fallimento. Ma sono due leve che muovono consenso politico, e i Paesi non vogliono lasciare spazio alla Ue, perché su questi settori si vincono le elezioni. Ora, comunque, ci si è resi conto che qualcosa va fatto: nel programma della Von der Leyen c’è una proposta per il salario minimo europeo», ha spiegato Costanza Hermanin.

Capitolo fiscal dumping. «Non esiste una normativa unica sul fisco. Ma la concorrenza fiscale più sfrenata – ha specificato Costanza Hermanin – non viene dall’Europa centro-orientale. Nei prossimi cinque anni potrebbero esserci novità sulla fiscalità digitale ed ecologica, perché in questo settore serve unità di intenti fra i vari Stati». In definitiva «l’allargamento a Est non è stato un errore».

«L’allargamento ha aggiunto 100 milioni di consumatori nuovi al mercato comune: sul piano economico si è verificato un netto guadagno. E poi c’è la questione importante della difesa, che non domina il dibattito pubblico», ha detto Radoslava Stefanova.

Domanda: la Nato si allargherà ancora a Est? «Appena i Paesi dell’Est hanno avuto la possibilità di effettuare scelte sovrane, hanno aderito alla Nato. Attualmente, ci sono altri quattro candidati per entrare. Nel 2008, la Nato ha preso un impegno nei confronti della Georgia e dell’Ucraina, che sarà rispettato quando le condizioni tecniche e politiche lo permetteranno», ha affermato Radoslava Stefanova.

Al termine, la risposta del tavolo e della sala alla domanda che ha ispirato la tavola rotonda è stata univoca: «L’allargamento non è stato un errore».

Sul filo conduttore del dibattito, i lavori sono proseguiti con una sessione, coordinata da Federigo Argentieri, direttore dell’Istituto Guarini della JCU, incentrata sulla presentazione di libri di recente pubblicazione legati all’Europa orientale, tra cui il “Calendario civile europeo” curato da Angelo Bolaffi e Guido Crainz, Donzelli editore.

 


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