Secondo una nuova ricerca, ridurre il sale potrebbe aiutare a prevenire il morbo di Alzheimer. Infatti, il condimento alimenterebbe lo sviluppo di gruppi di proteine, i grovigli tau, che si raccolgono nel cervello e causano la malattia.
Gli scienziati hanno anche scoperto che i cibi trasformati e i pasti pronti potrebbero portare alla demenza.
L’autore di un nuovo studio, il professor Costantino Iadecola, italiano che lavora alla Weill Cornell Medicine di New York, e uno dei principali neurologi del mondo, ha dichiarato: “I risultati dello studio identificano un percorso precedentemente sconosciuto che collega abitudini alimentari e funzione cognitiva”.
Quando i topi utilizzati nella ricerca sono stati alimentati con cibo salato, questo ha innescato una “cascata” di reazioni chimiche che è culminata in maggiori livelli di tau. Gli animali sono diventati meno capaci di riconoscere i nuovi oggetti e faticavano nel test del labirinto.
Il professor Iadecola ha riferito che nello studio “a partire da 12 settimane di dieta ad alto contenuto di sale, i topi hanno mostrato difficoltà nel riconoscere nuovi oggetti e hanno sviluppato un deficit nella memoria spaziale per il labirinto”.
La mancanza di consapevolezza spaziale è uno dei principali sintomi nelle prime fasi della demenza.
Troppo sale ha ridotto nei topi la produzione di ossido nitrico (NO) che aiuta a mantenere la materia grigia sana aumentando il flusso sanguigno nel cervello. Questo ha attivato un enzima chiamato CDK5 che è fondamentale per produrre tau. Quando l’ossido nitrico è stato dato ai roditori il danno cognitivo è stato invertito.
I ricercatori hanno curato i topi mettendo arginina nella loro acqua, un aminoacido che trova in tutte le forme di vita.
I risultati del nuovo lavoro, pubblicati su Nature, potrebbero portare al trattamento dei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer con farmaci a base di ossido nitrico.
Evitare l’assunzione eccessiva di sale e mantenere la salute vascolare può comunque aiutare a scongiurare la demenza negli anziani, ha detto l’autore dello studio, il primo ad aver identificato un nesso causale tra l’eccessivo consumo di sale e il morbo di Alzheimer.
Il prof. Iadecola ha sottolineato che ai topi è stata somministrata da 8 a 16 volte la normale quantità di sale, che corrisponde a 3 – 5 volte il consumo di sale raccomandato per l’uomo di sei cucchiaini, o quattro – cinque grammi, al giorno.
Fattori di rischio vascolare, tra cui un consumo eccessivo di sale, sono stati a lungo associati a malattie cerebrovascolari e a danno cognitivo. Una dieta ricca di sale è un fattore di rischio indipendente per ictus e demenza ed è stata collegata alla malattia cerebrale dei piccoli vasi che sta alla base della compromissione cognitiva vascolare, una condizione associata a un ridotto flusso sanguigno cerebrale.
Ma i nostri dati forniscono un legame precedentemente non riconosciuto tra abitudini alimentari, disfunzione vascolare e patologia tau, ha detto il prof. Iadecola.