Se un Capo Stalla guadagna anche 3.000 euro netti al mese…

Chi l’ha detto che per guadagnare cifre di tutto rispetto sia necessario lavorare in ufficio o in fabbrica? Gestire una stalla può fruttare fino a 3.000 euro netti al mese. Ritorno all’agricoltura e all’allevamento. Negli ultimi 10 anni, dalla grande crisi del 2008, sono tantissimi i giovani che hanno deciso di guadagnarsi da vivere tornando a lavorare la terra. Un modo per prendere nelle proprie mani il futuro, per tornare ad uno stile di vita più naturale, ma anche per guadagnarsi uno stipendio decente. Nei primi sei mesi del 2019, solo in Lombardia, sono nate 288 nuove imprese agricole condotte da under 35.  Ad attestarlo i dati della Camera di Commercio di Milano, Monza e Brianza, Lodi e della Coldiretti. Nelle campagne della Lombardia sono oltre 3.000 le imprese giovani e queste crescono dell’1,5% all’anno. Formandosi e acquisendo un’elevata professionalità, infatti, è possibile arrivare anche a cifre di tutto rispetto. «La figura del Capo Stalla può essere assimilata a quella di un direttore di azienda – ci spiega Paolo Faverzani, presidente di Anga Cremona, associazione giovani agricoltori -. E’ un lavoro per cui è necessario avere la laurea e una grande esperienza. In certi contesti si trova a gestire migliaia di mucche e dal suo lavoro dipendono fatturati da milioni di euro. E’ un lavoro molto delicato e una figura molto richiesta. In alcuni contesti può arrivare a guadagnare anche 3.000 euro netti al mese».

Alle Fiere Zootecniche di Cremona, dal 23 al 26 ottobre a CremonaFiere, la giornata del 23 ottobre è stata dedicata ad un grande evento che riguarda la formazione. Una 24 ore nel corso della quale gli operatori del settore in visita, ma anche gli stessi espositori della manifestazione, hanno potuto usufruire di una bussola per orientarsi nell’offerta formativa, grazie alla presenza e al contatto diretto con le migliori realtà impegnate nella formazione. Nonostante l’interesse dei giovani per l’agricoltura e l’allevamento, infatti, si prevede una forte differenza tra la ricerca e l’offerta di posti di lavoro, all’interno di un settore dal fatturato annuo pari a oltre 132 miliardi di euro cioè l’8% del Pil nazionale«Sono 280 mila le unità di cui le aziende della filiera agroalimentare avrebbero bisogno nell’immediato futuro – a spiegarlo, parlando di un dato diffuso da FederAlimentare, è il professor Sebastiano Porretta, presidente della Società italiana di tecnologie alimentare –Si tratta di un saldo che si ricava considerando il numero dei pensionati e i laureati e diplomati. Le aziende hanno fortemente bisogno di queste figure. Hanno fortemente investito con Industria 4.0 in attrezzature molto avanzate, manca questo gran numero di risorse. 280 mila figure che mancano in tutta la filiera agroalimentare. Dal campo alla tavola, dagli allevatori e agricoltori fino ad arrivare agli operatori tecnici, oggi forse specializzati in micro settori che devono invece essere più formati con un’ottica più orizzontale. Si arriva ai responsabili di qualità, fino alla parte dei manager». L’annuncio durante la 24 ore dedicata alla formazione che si è tenuta mercoledì 23 ottobre alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona.

Quello della formazione è solo uno degli aspetti affrontati all’interno delle Fiere Zootecniche di Cremona, l’unica manifestazione internazionale italiana punto di riferimento per l’intero settore. L’appuntamento, che anche quest’anno raduna nei padiglioni di CremonaFiere 700 dei migliori marchi internazionali, è il luogo in cui tutti gli attori della filiera si troveranno non solo per scoprire e toccare con mano le più recenti e innovative soluzioni per l’agro-zootecnia, e incontrare e confrontarsi con i migliori e più qualificati enti di formazione e ricerca, ma anche per progettare strategie per mantenersi competitivi sui mercati internazionali, rilanciando con forza la qualità della produzione italiana. Le Fiere Zootecniche di Cremona si trovano al centro del sistema agro-zootecnico più importante d’Europa, in grado di produrre il 23% dei bovini da latte italiani e il 44% del latte italiano, la cui produttività in ambito agroindustriale ha raggiunto il valore di 12,3 miliardi di euro (13% del totale italiano).

A Cremona il Top dell’allevamento vede 400 capi portati in esposizione nel ring allestito all’interno del Palaradi. E’ il più importante appuntamento dell’anno per i concorsi di genetica bovina per la razza Frisona Italiana. Gli eventi, che includono il Concorso Nazionale, hanno luogo ogni giorno della Manifestazione e vedono sfilare centinaia di campionesse provenienti dai migliori allevamenti italiani.

SEI MANIFESTAZIONI IN UNA. Le fiere si compongono della 74° edizione della Fiera Internazionale del Bovino da Latte, la 23° Rassegna Suinicola di Cremona, la 9°Expocasearia (appuntamento dedicato alle attrezzature per la trasformazione e sui sistemi di produzione e commercializzazione del latte e derivati), il 7° International Poultry Forum, con i maggiori specialisti internazionali di avicoltura si confrontano sulle novità tecniche, veterinarie e di mercato, BioEnergy, l’unica manifestazione in Italia sulle energie rinnovabili da fonte agricola e Watec, 4° appuntamento dedicato alle tecnologie per la gestione delle acque (irrigazione, filtrazione e ultrafiltrazione, trattamento delle acque reflue) organizzato in collaborazione con Kenes Exhibitions Ltd.


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