Demenza negli anziani, in crescita con l’assunzione degli inibitori della pompa protonica

Uno studio tedesco ha trovato un collegamento tra l’assunzione degli inibitori della pompa protonica (IPP) e lo sviluppo della demenza negli anziani.

Le persone anziane trattate con gli inibitori della pompa protonica, farmaci utilizzati per il reflusso gastroesofageo e le ulcere peptiche, nello studio tedesco, avevano avuto un aumentato rischio di demenza del 52%, se uomini, e del 42%, se donne, rispetto ai non utilizzatori.

Un collegamento tra la demenza e gli inibitori della pompa protonica (IPP) era stato analizzato per la prima volta in un ampio studio tedesco pubblicato su JAMA Neurology nel 2016.

Questi ricercatori avevano esaminato l’uso del PPI in una popolazione enorme: 73.679 uomini e donne di 75 anni e più, che non erano dementi all’inizio dello studio.

I ricercatori avevano scoperto che, in un periodo medio di cinque anni, circa la metà di coloro che avevano assunto IPP avevano sviluppato la malattia di Alzheimer o altre forme di demenza.

Lo studio aveva preso in considerazione età, sesso e la presenza di depressione, diabete, infarto, malattie cardiache, oltre all’uso di altri medicinali.

Il lavoro aveva concluso che l’evitare farmaci IPP può prevenire lo sviluppo di demenza.

Un altro studio aveva trovato che l’uso di IPP aveva aumentato i livelli di β-amiloide nel cervello di alcuni topi.

Questi farmaci provocherebbero il malassorbimento di vitamina B 12, che è importante per evitare il declino cognitivo.

L’uso degli inibitori della pompa protonica (omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo o rabeprazolo) è aumentato enormemente negli ultimi anni, specialmente tra gli anziani.

E’ importante, secondo i ricercatori tedeschi, che non siano prescritti con leggerezza questi farmaci che aumentano il rischio di demenza negli anziani.


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