Sostenibilità alimentare per salvare il Pianeta

Gli italiani amano il cibo (e non solo a tavola). Amano parlarne, informarsi e fotografarlo. Il 51% dei nostri connazionali discute di cibo tutti i giorni (percentuale che sale al 58% fra i giovani tra i 18 e i 34 anni) e anche quando fa una ricerca su Google o altri motori sono proprio “Cibo” e “Food” alcune delle parole più ricercate. Dati importanti se si pensa che 1 italiano su 2 si informa proprio sul web (il 55% della popolazione usa motori di ricerca e social media per farlo). Eppure, soprattutto online, si parla di cibo solo – o quasi – in relazione al gusto, mentre l’appeal scende quando si tratta di parlare del modo in cui lo produciamo. Perché se parliamo di cibo non si può trascurare l’impatto ambientale che genera la sua produzione. Nonostante questo, l’analisi delle ricerche online degli italiani mostra come – tra le keyword associate a “sostenibilità” – l’aggettivo “alimentare” sia tra i meno ricercati. Meno, ad esempio, della “sostenibilità economica”.

 

MANGIARE BENE E AIUTARE IL PIANETA? SI PUO’

Trasporti, riscaldamento degli edifici e utilizzo di energia elettrica hanno avuto un grande impatto sull’ambiente, contribuendo ai cambiamenti climatici che oggi vediamo. Eppure, l’impatto maggiore sull’ambiente deriva da quello che mettiamo nel piatto: la produzione di cibo causa il 24% delle emissioni di gas serra globali, più di industria (21%) e trasporti (14%). Ecco perché parlare di cibo in chiave sostenibilità diventa fondamentale

Il nostro stile di vita è sbilanciato e la nostra impronta ecologica troppo alta. L’assunto è che mangiamo troppo, usando troppe risorse della Terra e anticipando così ogni anno l’Overshoot Day, giorno a partire dal quale esauriamo le risorse disponibili della Terra.  Una giornata che, in poco meno di 50 anni, è passata dal ricorrere il 29 dicembre, nel 1970, al cadere il 1° agosto nel 2018. In pratica sono stati “persi” circa 30 giorni di autosufficienza del Pianeta ogni 10 anni ed oggi, per sostentarci, usiamo l’equivalente di 1,7 pianeti. Invertire questo trend è possibile: se sostituissimo il nostro consumo di carne con alimenti di origine vegetale e se riducessimo i nostri sprechi alimentari del 50%, potremmo far slittare la data di 38 giorni. E c’è di più, riducendo del 50% la componente di carbonio nella nostra impronta ecologica, a livello mondiale, sposteremmo la data in avanti di ben 93 giorni.

 E’ possibile ridurre le emissioni di CO₂ e l’impronta idrica relativa al consumo di cibo, per cercare di aumentare la consapevolezza e il coinvolgimento dei cittadini sullo stretto legame tra cibo, salute dell’uomo e quella del Pianeta.

La Fondazione Barilla, in collaborazione con GreenApes, Wageninen University e la Sustainable Restaurant Association. Su-Eatable Life, punta a dimostrare, attraverso una serie di esperimenti svolti presso università e mense aziendali, tramite l’implementazione di un sistema informativo digitale facile e di pronto utilizzo, che è possibile coinvolgere i cittadini dell’UE a modificare le proprie diete, per apportare vantaggi all’ambiente e alla nostra salute. Nella prima fase, Su-Eatable life coinvolgerà 5.000 cittadini UE in mense universitarie e mense aziendali, e attraverso piatti “sostenibili” aiuterà a risparmiare circa 5.300 tonnellate di CO2 e 2 milioni di metri cubi di acqua.

 

IL CIBO, CAUSA DI MIGRAZIONI CHE PUO’ DIVENTARE UN DRIVER DI INCLUSIONE.

Un famoso detto arabo recita: “Non conosci realmente qualcuno finché non ci mangi insieme”. Il cibo, infatti, rappresenta storicamente un linguaggio universale, che riesce a mettere intorno allo stesso tavolo persone di culture profondamente diverse.

 

Nel mondo, oltre 257 milioni di persone si spostano ogni anno, all’interno della propria nazione o al di fuori e a guidare le migrazioni sono soprattutto motivazioni legate all’insicurezza alimentare (ogni punto percentuale di aumento dell’insicurezza alimentare porta l’1,9% della popolazione a spostarsi, mentre lo 0,4% fugge per ogni anno aggiuntivo di guerra).

 


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