Figli e università: ecco perché è bene investire sin da quando sono piccoli

A cura di Federico Ridella, portfolio manager di Moneyfarm

 In Italia ogni anno sono più di 1 milione e mezzo gli studenti universitari, di cui oltre 600.000 fuori sede. Dal momento che è molto difficile per uno studente riuscire a mantenersi autonomamente durante il ciclo di studi, specialmente se esso implica il trasferimento in un’altra città,sono quasi sempre le famiglie a sobbarcarsi il costo di questo investimento nel futuro professionale dei figli. In Italia, inoltre, non è neanche diffusa l’idea del prestito d’onore destinato agli studenti universitari: quindi tra affitto, acquisto dei libri, tasse universitarie e altre provvigioni necessarie per sopravvivere lontani da casa, il conto spesso lievita oltre le aspettative.

Per aiutare i genitori a operare un’opportuna pianificazione in vista di questa scelta, Moneyfarm hastimato il costo di un ciclo universitario triennale in alcuni tra i principali atenei italiani: il Politecnico e la Bocconi di Milano, le università di Bologna, Pisa, Roma Sapienza, Napoli Federico II. La selezione delle università è stata effettuata per includere atenei di tutte le dimensioni, che fossero rappresentativi di città grandi, medie, piccole, delle aree del Paese dove si concentrano la maggior parte degli studenti, di realtà d’eccellenza pubbliche o private. Abbiamo poi inserito (come termine di paragone) la stima del costo di un ciclo di studio quadriennale (l’equivalente della triennale)all’Università di Harvard a Boston, una delle istituzioni più conosciute e apprezzate a livello globale.

La ricerca considera tre voci di spesa: tasse universitarie, vitto e alloggio. Ciò che emerge è che il costo da sostenere per un triennio all’università pubblica varia dai 34 ai 45 mila euro a seconda della fascia di reddito e dell’ateneo. L’esborso aumenta se si sceglie la soluzione privata. Studiare all’università di Harvard comporta invece un investimento vicino ai 250.000 mila euro.

Quando e come investire per l’università?

La ricerca di Moneyfarm mostra che almeno in Italia la maggior parte delle famiglie possono permettersi questa spesa, mettendo in atto la dovuta pianificazione sin dalla tenera età dei figli.

Se l’obiettivo è molto lontano nel tempo, però, per organizzarci bisogna considerare l’effetto dell’inflazione, che determinerà un aumento del costo per l’università da qui a 10 anni. Per questo, per non rischiare che i propri risparmi perdano di valore, è consigliabile farli fruttare attraverso un investimento.

 

Se i tempi sono certi e l’obiettivo è chiaro, l’investitore ha già a disposizione quasi tutte le informazioni che servono per pianificare il giusto investimento. Ad esempio, con un orizzonte temporale tra i 15 e i 20 anni e un rendimento medio stimato del 5% l’anno, accantonando e incrementando il proprio investimento si può ottenere un rendimento nominale intorno al 120%. Questo permetterebbe di più che dimezzare lo sforzo economico e rendere possibile, a fronte di un investimento iniziale di poche migliaia di euro unito a un contributo continuativo mensile minimo, l’accumulo di un capitale sufficiente ad affrontare la spesa universitaria senza sacrifici eccessivi, anche laddove si scegliessero le soluzioni più costose.

Si pensi che solo iniziando cinque anni dopo, a parità di rendimento teorico, il profitto derivato dall’investimento risulterebbe dimezzato, un margine del 60% rispetto alla quota investita mensilmente. Insomma, il consiglio è di iniziare un investimento del genere il prima possibile, per via della composizione degli interessi, ovvero il valore garantito nel tempo dai rendimenti reinvestiti. Immaginando di ridurre l’orizzonte temporale di 10 anni, per accumulare la stessa cifra bisognerebbe aumentare il contributo iniziale di oltre il 50% (per esempio portando un contributo di 200 euro ad almeno 350 euro). In alternativa, bisognerebbe aumentare l’investimento iniziale per un fattore di quattro.

Qualora la scadenza fosse vicina, resta comunque importante investire in ottica di difesa del capitale, magari affidandosi a un consulente che sappia indicare una strategia dinamica in grado di ridurre il rischio gradualmente man mano ci si avvicina all’obiettivo di investimento. In assenza di una buona pianificazione finanziaria, l’inflazione (a cui il costo di sostenere un corso universitario non è immune) finirebbe per erodere il valore reale dei risparmi, rendendo la spesa sicuramente più problematica.

In generale, le caratteristiche che un investimento di questo tipo deve avere sono commissioni contenute e flessibilità. Ciò è vero per tutti gli investimenti, ma ancora di più quando l’orizzonte temporale è molto lungo: commissioni contenute perchè optare per una soluzione molto costosa può vanificare l’effetto di composizione degli interessi, e flessibilità perchè l’emergere di futuri bisogni oggi imprevedibili potrebbe rendere necessaria la disponibilità immediata del capitale. In generale è consigliabile rivolgersi a un consulente, meglio se indipendente, che sia in grado di supportare l’investitore nel tempo.

Ma vediamo nel dettaglio le singole voci di spesa che deve sostenere la famiglia di uno studente universitario.

Tasse Universitarie

 

Fonte: Elaborazione Moneyfarm *Comprensivo anche di vitto in residenza universitaria.

Per quanto riguarda le tasse universitarie, rimanendo nel contesto dell’università pubblica, molto dipende dalla reddito Isee del nucleo familiare (nella tabella si trova la media ponderata per ogni fascia di reddito). La differenza è comunque relativamente limitata.

I prezzi si alzano un po’ naturalmente quando si opta per la soluzione privata anche se, in generale, i prezzi dell’università italiana restano estremamente bassi se confrontati con quelli dell’università americana: un anno ad Harvard costa l’equivalente di 53.000€. Vero è che questa cifra dà diritto all’alloggio nel campus universitario e che sono previste agevolazioni anche molto significative in base al reddito. Gli studenti internazionali, tuttavia, non possono accedere a queste riduzioni.

La legge finanziaria del 2016 ha imposto dei limiti stringenti di costo con fascia Isee al raggiungimento di determinati obiettivi legati al merito. Gli Atenei hanno interpretato questa disposizione in modo diverso: alcuni hanno previsto un sistema di incentivi molto selettivo, che va a premiare le eccellenze, altri atenei hanno adottato requisiti più blandi, interpretando il requisito di merito di fatto come una penalizzazione per gli studenti particolarmente carenti o fuori corso. Altri atenei ancora hanno adottato un mix delle due strategie.

Alloggio

Quella per l’affitto della casa è una delle spese più significative per gli studenti. Ovviamente, molto dipende dalla soluzione abitativa che si sceglie. Ai fini della nostra stima abbiamo utilizzato il prezzo medio di una stanza in condivisione nelle città di riferimento. Il periodo considerato è di 10 mesi, ovvero la durata di un anno accademico.

Fonte: Idealista

 

Costi di vitto

Ovviamente bisogna poi considerare le spese di vitto. Anche qui è difficile calcolare con precisione quanto sia la spesa e ovviamente essa andrà a variare a seconda dello stile di vita che si vuole adottare. Per stimare questa spesa abbiamo considerato un paniere di beni che include generi alimentari, pasti, utenze, trasporti e spese per il tempo libero. A queste spese abbiamo poi deciso di aggiungere una quota di 400 euro annui per il corredo universitario. Si tratta, rispetto alla maggior parte dei casi, di un’approssimazione per difetto.

Elaborazione Moneyfarm su dati Numbeo

Costo totale

Abbiamo fatto una stima completa del quadro dei costi nella tabella qui sotto. Come si può notare il costo da sostenere per un triennio all’università pubblica varia dai 34 ai 45 mila euro a seconda della fascia di reddito e dell’ateneo. L’esborso aumenta se si sceglie la soluzione privata. Studiare all’università di Harvard comporta invece un investimento vicino ai 250.000 mila euro.

Elaborazione Moneyfarm

Ovviamente la nostra stima non è da intendersi come una previsione infallibile, né come una dotazione minima, anche perché c’è la possibilità di fare delle economie e risparmiare su alcune voci. È ancora possibile ricevere una borsa di studio o che lo studente contribuisca parzialmente alla spesa attraverso un lavoro part-time. Il conto finale potrebbe però essere anche più salato rispetto alla nostra previsione. Quel che è certo è che una corretta pianificazione e degli investimenti mirati al lungo termine possono andare a coprire in toto o almeno in parte quella che è ormai una delle voci di spesa più rilevanti all’interno di quasi ogni famiglia italiana.


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