Le settimane tematiche di Milano si arricchiscono di un nuovo format. Fra moda, architettura e design, quello che mancava alla capitale lombarda era una kermesse dedicata alla bevanda più amata dagli italiani, il vino. A questo proposito, sabato 6 ottobre, è stata inaugurata la prima edizione della Milano Wine Week che, a giudicare dal numeroso pubblico intervenuto in questi giorni, si appresta a diventare uno degli eventi più attesi dai milanesi.
La manifestazione, ideata da Federico Gordini e organizzata in collaborazione con EPAM – FIPE (Associazione Provinciale Milanese Pubblici Esercizi) e Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, non poteva che essere aperta da un suggestivo brindisi, che è stato anche un flash mob che si è svolto in Piazza Tre Torri, dove centinaia di persone si sono date appuntamento per alzare i calici. Ma il fitto calendario previsto fino al 14, è entrato nel vivo domenica con incontri dedicati alle degustazioni guidate, ai workshop, ai seminari, tutti orientati a promuovere un consumo più consapevole e a una conoscenza più approfondita nei confronti del mondo del vino (programma completo disponibile nella pagina http://www.milanowineweek.com/ ) ma anche con tante iniziative collaterali, che in una sorta di fuori salone, hanno animato vie e piazze, accompagnando gli eventi ufficiali. Essendo l’Italia una delle maggiori produttrici ed esportatrici mondiali di vino, la settimana milanese si propone anche come momento per riflettere sulle strategie che il comparto vinicolo italiano deve intraprendere per vincere le grandi sfide internazionali del futuro, rappresentate per esempio dall’ascesa di nuovi paesi produttori, che si posizionano sul mercato con ottimi vini. E’ il caso per esempio del Malbec. Il nome di questo vitigno si lega indissolubilmente a quello del paese che ne è oggi il suo maggior produttore, l’Argentina. Coltivato in origine in Francia nella zona della Borgogna e poi caduto in disuso, il Malbec, è stato trapiantato e rilanciato nel continente sudamericano, e più precisamente nelle alte quote della zona di Mendoza, fino a raggiungere le vette dei mercati grazie alla qualità del prodotto che è possibile ottenere in questi luoghi. Il caso dell’Argentina è solo un esempio dei nuovi paesi che si affacciano e si impongono sul mercato tanto che c’è da chiedersi se l’Italia riuscirà a vincere la sfida e a mantenere il suo ruolo di primo piano. A giudicare dalle parole degli addetti ai lavori di una delle più note cantine italiane, il nostro paese è in grado di continuare ad essere competitivo puntando una volta di più sui grandi vini classici della tradizione e continuando ad osservare i più alti standard di qualità nella produzione. Vincere la sfida è quindi possibile affidandoci ad una buona bottiglia di Chianti o di Brunello, e magari concedendosi di tanto in tanto di degustare qualche novità, come per esempio un vermentino della zona dell’Etna, dalle note delicate, che è capace di riservare al palato piacevoli sorprese.