Farmaco per l’ipertensione efficace per il Parkinson

L’isradipina, un farmaco usato per curare l’ipertensione, potrà essere utilizzato per un nuovo trattamento contro il morbo di Parkinson, dopo i risultati promettenti dei test fatti in-vitro. Fino ad ora, non era chiaro se la somministrazione del farmaco in vivo producesse gli stessi benefici, ma una nuova ricerca ha dimostrato che è efficace.

Se le prove sull’uomo avranno successo, potremmo avere il primo farmaco che rallenta la progressione della malattia di Parkinson.

L’isradipina è un calcio antagonista usato per trattare l’ipertensione.

Dal nuovo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Investigation, è emerso che trattare i topi con il farmaco protegge anche i neuroni dopaminergici dei roditori.

Lisradipina, infatti, colpisce i mitocondri dei neuroni. Le cellule nervose dopaminergiche sono più vulnerabili al calcio delle altre e si pensa che bloccare i canali del calcio possa prevenire o almeno alleviare lo stress ossidativo che le distrugge, nella malattia di Parkinson.

Il Prof James Surmeier, medico della Northwestern Universiy di Chicago, e il suo team hanno somministrato l’isradipina ai topi per 7 – 10 giorni, misurando i livelli di calcio all’interno dei neuroni che producono dopamina.

Dai test è emerso che il farmaco aveva abbassato i livelli di calcio all’interno di queste cellule.

Questo è importante poiché i canali di calcio stimolano i mitocondri dei neuroni dopaminergici, a volte rendendo queste cellule cerebrali eccessivamente attive.

I farmaci per il Parkinson possono portare a comportamenti compulsivi. Quasi la metà di coloro che assumono gli agonisti della dopamina hanno esperienza di disturbi di controllo di un impulso.

Il prof. Surmeier dice che questo avviene a causa del ruolo evolutivo dei neuroni dopaminergici. Queste cellule sono la chiave per attivare le regioni cerebrali responsabili delle risposte rapide del motore, che è molto utile nelle situazioni “di lotta-o-fuga”, come ad esempio quando si deve affrontare un predatore.

L’isradipina, in questo studio, ha inibito i canali del calcio, che ha rallentato l’attività dei mitocondri e ha abbassato la produzione dei composti tossici. Inoltre, dopo il trattamento con l’isradipina, i mitocondri dei neuroni che producono dopamina avevano un livello più basso di sforzo ossidativo rispetto alle cellule non trattate. Gli scienziati hanno anche scoperto che l’elevato stress ossidativo nei neuroni dopaminergici danneggiava i mitocondri delle cellule.

Trattare i topi con l’isradipina aveva abbassato questo danno mitocondriale.

Il farmaco non aveva dato effetti secondari e i roditori avevano anche continuato a comportarsi normalmente, non sviluppando sintomi compulsivi.

Adesso, il farmaco sarà sperimentato sugli esseri umani.


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