HIV/AIDS: cosa sanno i nostri ragazzi?

Un’indagine di ANLAIDS, Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS, ha analizzato 12685 questionari anonimi somministrati prima di un intervento formativo in 67 Istituti Scolastici pubblici in Lombardia, Lazio e Emilia Romagna (39% licei, 54% istituti tecnici, 7% istituti professionali), prevalentemente concentrati su Milano e Roma

Fonte di riferimento resta la scuola per il 67,5%. La televisione è al secondo posto (62,7%), la famiglia solo al terzo (indicata solo dal 37%). Seguono poi internet (34,8%), e i giornali (22,1%). Gli amici sono solo all’ultimo posto (15,6%) con un trend decrescente nel tempo

L’indagine, attuata negli ultimi cinque anni scolastici, evidenzia importanti limiti nelle conoscenze sulle modalità di trasmissione del virus e di protezione individuale soprattutto negli istituti tecnici e nelle scuole professionali. Persiste, per quanto in calo (nei maschi dall’11 al 5.5% in cinque anni), una significativa percentuale di studenti che dichiarano di non aver mai sentito parlare di HIV/AIDS. Significativamente più a rischio di non disporre di alcuna informazione sono i ragazzi con uno o entrambi i genitori stranieri.

Scuola e televisione, ma molto meno famiglia, internet o amici identificati come fonti di informazione. In incremento da un anno all’altro le conoscenze nelle scuole oggetto di interventi ripetuti, probabile effetto di un ‘contagio positivo delle informazioni’ attraverso un’educazione tra pari. In calo l’autostima, soprattutto tra le ragazze.

I LICEALI MEGLIO, IN DIFFICOLTA’ I FIGLI DI GENITORI STRANIERI – Dei 67 Istituti coinvolti, buona parte sono concentrati nelle aree metropolitane di Milano e di Roma. In 30 Istituti è stato possibile disporre di dati delle classi terze di anni successivi. L’età media dei ragazzi che hanno compilato il questionario era di 17 anni; 6473 (51%) erano di sesso femminile. I ragazzi che dichiaravano di non aver mai sentito parlare di HIV/AIDS prima dell’intervento in corso raggiungeva l’8% (l’11% nei maschi) nel 2013-2014, per poi scendere significativamente negli anni successivi ( 3,1% nelle femmine e 5,5% nei maschi nel 2017-2018). Tra i fattori di rischio indipendentemente associati alla totale ignoranza del problema il sesso maschile, l’essere studenti di scuole professionali o di istituti tecnici rispetto ai liceali, avere uno o entrambi i genitori stranieri. “In una scuola che accoglie sempre più ragazzi provenienti da altre culture, anche gli interventi di prevenzione e di educazione alla salute devono tenere conto dei diversi percorsi individuali dei ragazzi – commenta il Professor Massimo Galli, Presidente SIMITche è responsabile scientifico del Progetto Scuola di ANLAIDS fin dalla sua costituzione – Non deve poi stupire che il diradarsi degli interventi di prevenzione negli ultimi anni abbia generato sacche di totale non conoscenza del problema, specie nelle fasce più svantaggiate degli studenti. Va poi ricordato che l’indagine è stata attuata prevalentemente in scuole di aree metropolitane e in cui spesso gli interventi formativi sono stati ripetuti per più anni consecutivi, facilitando la comunicazione tra pari. È quindi possibile che la totale ignoranza del problema tra i ragazzi sia fenomeno anche più diffuso di quanto emerga da questi dati”.

ARGOMENTO ‘SCOLASTICO’, NON PERCEPITO COME PROBLEMA COINVOLGENTEIN DISCUSSIONE IL RUOLO DELLA FAMIGLIA NELLA PREVENZIONE Come fonte di informazione su HIV/AIDS, la scuola viene citata dal 67,5% dei ragazzi. La televisione è al secondo posto (62,7%), la famiglia solo al terzo (indicata solo dal 37%). Al quarto posto viene internet (34,8%), seguita dai giornali (22,1%). Gli amici sono solo all’ultimo posto (15,6%) con un trend decrescente nel tempo. Scuola ed internet vengono riconosciute come fonte d’informazione con un trend crescente nel tempo. Non così la famiglia, che però è considerata come fonte d’informazione più dalle femmine che dai maschi, mentre i maschi fanno riferimento ad amici, giornali e internet più delle femmine.“L’impressione – commenta il prof  Galli – è che i ragazzi considerino l’argomento come un tema scolastico, estraneo al loro vissuto e tale da meritare un approfondimento in internet o un confronto con gli amici solo per una minoranza. Il dato ribalta completamente i risultati ottenuti in un campione analogo in Milano negli anni tra il ’98-’99 e il 2000-2001, in cui gli amici e in minor misura la famiglia occupavano i primi posti come fonti d’informazione e ambiti di confronto. La caduta di attenzione rispetto al problema emerge soprattutto sul dato riferito alla famiglia, che è costante negli ultimi anni”.

UNA MAGGIORANZA BEN ORIENTATA, UNA SIGNIFICATIVA MINORANZA IN DIFFICOLTÀ SULLE CONOSCENZE – La maggioranza delle risposte alle domande rivolte a saggiare le competenze dei ragazzi sulle modalità di trasmissione di HIV e di protezione individuale risulta corretta. Una percentuale non trascurabile di ragazzi (il 20% dei maschi e il 17% delle ragazze nel 2013-14) non ha però idee chiare su come proteggersi e sull’uso del preservativo. Il livello di conoscenze è risultato migliore nelle femmine, nei liceali, in coloro che dichiarano di non praticare alcuna religione, nei figli di genitori italiani e nei ragazzi più grandi. “Anche in questo caso – commenta Galli – si evidenziano differenze che identificano situazioni meno avvantaggiate, che sottolineano la necessità di una più attenta strategia di prevenzione”.

Il progetto scuola di Anlaids promuove da oltre vent’anni interventi di prevenzione nelle scuole superiori, in collaborazione con Istituzioni Scolastiche e su loro richiesta – commenta Bruno Marchini, Presidente Nazionale di ANLAIDS–  Gli interventi vengono offerti a titolo completamente gratuito dall’Associazione, si avvalgono del contributo di esperti qualificati e di associazioni di studenti universitari di medicina in funzione di facilitatori. Ove possibile, gli interventi si integrano in iniziative più ampie di educazione alla salute promosse dagli Istituti Scolastici”.

Obiettivo fondamentale del progetto scuola di ANLAIDS – commenta il Professor Giovanni Del Bene, che ne è il coordinatore – è fornire un servizio alla scuola e contribuire alla diffusione della cultura della prevenzione, anteponendo l’interesse e i bisogni dei ragazzi a qualsiasi altra considerazione. La conoscenza delle cose è il miglior strumento per condurre fisiologicamente anche al rifiuto dello stigma, dell’omofobia e di tutti gli elementi di negatività associati all’infezione da HIV”.

Il progetto suola di ANLAIDS è stato reso possibile da Convivio, la grande iniziativa di charity per la lotta all’AIDS la cui XIV edizione si apre questa sera a Milano.

Un ulteriore dato emerso da questa indagine, un risultato che stiamo analizzando e su cui ci stiamo interrogando, è la caduta dell’autostima osservata nel corso del quinquennio, soprattutto tra le ragazze – conclude Galli – Un basso grado di autostima correla spesso con comportamenti trasgressivi e minor conoscenza delle problematiche attinenti all’HIV. A parte questo, può essere un indicatore di un malessere più vasto, meritevole dell’ attenzione di tutti coloro che condividono la responsabilità di educare”.


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