Fare impresa in montagna si può

Ci sono imprese che sentono la montagna come luogo ideale per far crescere il loro progetto manifatturiero, centrato sulla metalmeccanica, sul legno o sull’alta tecnologia medicale. E questo perché la montagna è ospitale, accoglie la creatività, favorisce lo sviluppo. Lo ha confermato Mauro Savio, amministratore di Modulblok, azienda leader nella realizzazione di tecnologie e sistemi per l’immagazzinaggio e la logistica evoluta, intervenuto ieri giovedì 22 marzo, alla tavola rotonda “Le imprese che crescono in montagna” tenutasi nell’ambito di Innovalp 2018, il Festival della Montagna in corso in questi giorni a Tolmezzo. Accanto a lui Mario Zearo, a.d. di Plan1Healt e Marco Felici dg di Bodino Engineering moderati da Barbara Ganz de IlSole24ore.

«Questa montagna in particolare – ha dichiarato Savio, riferendosi al Carnia Industrial Park di Amaro (UD) – è un luogo nel quale c’è dinamismo, ci sono infrastrutture, e soprattutto ci sono risorse umane con le quali è possibile progettare lo sviluppo futuro». Manca ancora una rete fondamentale, promessa da anni ma ancora non realizzata, quella della banda larga, assenza che costringe le aziende che hanno più sedi a inventarsi soluzioni artigianali con ponti radio o altro. Per il resto questa zona del Friuli Venezia Giulia ha tutte le caratteristiche per continuare a rappresentare un polo di sviluppo sempre più centrale non solo per la regione.
«Per avere un futuro – ha confermato Mauro Savio – la montagna ha bisogno di imprese, aziende che si assumano la responsabilità sociale di offrire opportunità per chi in montagna vuole continuare vivere». Per questo vanno pensate soluzioni verso il basso e verso l’alto: manifattura e ricerca e sviluppo.

Su questo secondo punto anche Mario Zearo ha voluto sottolineare che: «la presenza della banda larga, estesa su tutto il territorio della montagna, potrebbe permettere ad un ricercatore di lavorare direttamente da casa, mantenendo la popolazione in loco e continuando a rendere attrattivo vivere qui». Parole alle quali ha fatto eco Marco Felici, per il quale: «se è vero che i falegnami si trovano vicino alla materia prima, è chiaro che è qui che si può fare impresa sviluppando l’ingegneria del legno. Questa è un’opportunità che potrebbe diventare un asset della montagna se, accanto ad essa, ci fosse anche la volontà pubblica di sostenere l’avvio di una filiera di produzione come già accade all’estero e, come per secoli, è avvenuto su queste montagne che rappresentavano uno dei principali bacini di approvvigionamento dei cantieri navali veneziani».


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