Ictus:  il ruolo del Medico di Medicina Generale

L’ictus cerebrale può essere evitato. A sottolinearlo è A.L.I.Ce. Italia Onlus, Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale, che, in occasione del Congresso Nazionale della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale), mette in primo piano il ruolo del Medico di Medicina Generale (MMG) nella prevenzione di questa patologia. L’ictus cerebrale, che nel nostro Paese rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, potrebbe essere prevenutoattraverso un attento controllo dei fattori di rischio e il riconoscimento tempestivo dei sintomi.

 

“Il ruolo della medicina generale è strategico nella prevenzione primaria dell’ictus – dichiara la Dottoressa Nicoletta Reale, Presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus. Parliamo di una malattia grave e spesso invalidante, che però oggi si può prevenire e curare con buon successo, attraverso un’azione forte, comune e condivisa di informazione e sensibilizzazione della popolazione, perché possa vivere in salute e non ammalarsi. Prevenzione, diagnosi precoce, riconoscimento tempestivo dei sintomi e approccio multidisciplinare alla patologia rappresentano momenti importanti affinché l’ictus non si verifichi o si verifichi in forma meno grave e venga subito riconosciuto in modo che si possano realizzare interventi più efficaci. Il Medico di Medicina Generale ha un ruolo fondamentale nel sostenere non solo la diffusione di stili di vita sani, ma soprattutto nell’individuare i più importanti fattori di rischio nelle fasce di età più esposte, attraverso regolari controlli della pressione arteriosa, anche per l’individuazione della fibrillazione atriale, e dei valori di glicemia e colesterolo”.

La Fibrillazione Atriale (FA) è la forma più comune di aritmia, colpisce circa 600.000 persone in Italia ed è la causa di circa il 20% degli ictus ischemici. Da non sottovalutare il fatto che l’ictus causato da FA tende ad essere più grave perché l’embolo che parte dal cuore chiude arterie di calibro maggiore, con un danno ischemico a porzioni più estese di cervello.

Circa un terzo dei casi di FA rimane asintomatica e non viene diagnosticata. Risulta quindi di estrema importanza mettere in atto una strategia di screening ed è necessario un atteggiamento attivo del Medico di Medicina Generale che, nel corso di una visita medica, possa valutare la regolarità del polso, soprattutto nelle persone a maggior rischio. Un momento fondamentale per l’identificazione della FA asintomatica è costituito dalla misurazione della pressione arteriosa, che permette di esaminare tutti i pazienti over 65 anni, ma anche quelli più giovani, soprattutto se portatori di patologie associate a tale rischio.

Ormai da diversi anni, anche in Italia, è disponibile la generazione dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) per la FA; l’Agenzia Italiana del Farmaco AIFA ha stabilito che la prescrizione di questi farmaci spetta soltanto ad alcune categorie di specialisti(Cardiologi, Neurologi, Internisti, Ematologi) con un piano terapeutico che va rinnovato di anno in anno. Ma l’uso quotidiano corretto di questi farmaci, la farmacovigilanza e l’intervento in caso di effetti negativi, ricadono inevitabilmente sulle spalle del MMG che deve:

–      Identificare i pazienti con indicazione ai NAO secondo i criteri AIFA

–      Inviarli agli specialisti con adeguata documentazione

–      Contribuire alla formazione/informazione di paziente, familiari e caregiver

–      Favorire l’aderenza terapeutica

–      Intervenire in caso di dubbi/problemi/effetti indesiderati

–      Verificare periodicamente l’assenza di contrindicazioni all’uso dei farmaci

“Il Medico di Medicina Generale – afferma il Dottor Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale – non è quindi autorizzato ad iniziare la terapia con i NAO, non può decidere quale di questi prescrivere così come non può variare il dosaggio ma, in quanto “prescrittore formale” è il responsabile in termini medico-legali in caso di effetti avversi. La terapia con i NAO sembrerebbe invece creata ad hoc per i MMG che hanno migliori e maggiori possibilità di controllare frequentemente l’aderenza alla terapia, sanno se c’è in contemporanea assunzione di altre terapie che potrebbero anche interferire e possono infine monitorare eventuali effetti collaterali, costituendo, da sempre, il primo punto di riferimento per il paziente”.

 

Non solo prevenzione, però: il Medico di Medicina Generale ha un ruolo fondamentale anche e soprattutto nel post ictus, quando cioè il paziente fa ritorno a casa. Oltre a fornire informazioni su obiettivi terapeutici e somministrazione dei farmaci, deve infatti proporre le soluzioni migliori per la gestione domiciliare della persona colpita da ictus, individuando le tecniche opportune per facilitare la sua autonomia e prescrivendo i presidi e gli accorgimenti necessari per lo svolgimento delle sue attività quotidiane.


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