In occasione del 5° Workshop Internazionale organizzato dalla Società Europea di Nutrizione Clinica e Metabolismo (ESPEN), è stata presentata la campagna Un filo per crescere, progetto di sensibilizzazione sull’Insufficienza Intestinale Cronica Benigna nel bambino e nell’adulto, promossa dall’Associazione Un filo per la vita Onlus.
800 persone in Italia, di cui 150 bambini, costrette ad alimentarsi artificialmente attraverso “un filo salvavita”, quello che le collega per molte ore al giorno al macchinario per infondere direttamente nelle vene le sostanze nutritive di cui hanno bisogno.
Sono questi i numeri che compongono il quadro dell’Insufficienza Intestinale Cronica Benigna (IICB), sindrome che si verifica quando l’intestino non è più in grado di nutrire l’organismo. È la più rara delle insufficienze d’organo.
Una rarità che si traduce in una sostanziale invisibilità dei pazienti che ne sono affetti e che rende la sindrome sconosciuta a gran parte degli operatori del Servizio Sanitario Nazionale.
“Ogni giorno – spiega il Professor Loris Pironi, Direttore del Centro Regionale per l’Insufficienza Intestinale Cronica del Policlinico di Sant’Orsola di Bologna – i nostri pazienti si trovano a dover affrontare l’isolamento socio-lavorativo e difficoltà di accesso a un’appropriata assistenza sanitaria, dovuta a una forte disomogeneità di trattamento sul territorio nazionale. Tali criticità migliorerebbero sensibilmente se la IICB venisse riconosciuta come patologia rara dal Servizio Sanitario Nazionale”.
Riflettori puntati, quindi, su questa sindrome grave e permanente, in occasione del5° Workshop Internazionale ESPEN, presieduto dal Professor Pironi, durante il quale è stata presentata la campagna di sensibilizzazione Un filo per crescere, promossa dall’Associazione Un Filo per la Vita Onlus.
La campagna nasce con l’obiettivo di far conoscere l’Insufficienza Intestinale Cronica Benigna e le difficoltà che i pazienti incontrano ogni giorno. Un filo per crescere descrive quella che è la caratteristica sostanziale comune a tutte le persone colpite da IICB, ovvero la dipendenza da un “filo” che serve a nutrirli in maniera artificiale per poter sopravvivere e, per i pazienti pediatrici, a diventare grandi. Il filo rappresenta per i pazienti la possibilità di “crescere”, ovvero di vivere ed esprimere le proprie potenzialità, realizzando le proprie ambizioni e cogliendo le opportunità che la vita offre.