Il ragazzo effeminato resterà a casa

Per servizi sociali e psichiatri doveva essere collocato in una comunità terapeutica psichiatrica ma i giudici dopo aver visto il ragazzo, un normalissimo adolescente, hanno deciso di lasciarlo a casa

La Corte d’appello di Venezia ha pubblicato oggi la disposizione emanata martedì con cui accoglie il ricorso della mamma del ragazzino padovano. La mamma ricorreva contro la decisione del mese di maggio, in cui Tribunale dei Minori di Venezia aveva decretato la decadenza della potestà genitoriale della madre e disposto il collocamento del ragazzo in una comunità terapeutica, sulla base di una relazione di cinque anni fa. Ora il ragazzo potrà restare a casa.

L’avvocato della mamma, Francesco Miraglia ha rivelato che all’udienza di martedì 8 agosto, non ha portato nuove prove, nuove testimonianze, o nuove relazioni ma semplicemente “il ragazzino stesso, facendo vedere [ai giudici] sulla pelle e sulla vita di chi stessero emanando dei provvedimenti assurdi e immotivati.”

«I nostri complimenti ai giudici d’appello che, nonostante perizie psichiatriche d’indirizzo contrario, si sono appropriati del loro ruolo di perito tra i periti, emanando una sentenza ispirata al buon senso e al rispetto dei diritti umani.»

Dichiara Paolo Roat – Responsabile Nazionale Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus.

«Troppo spesso, infatti, le decisioni dei giudici si fondano acriticamente su perizie o valutazioni soggettive di natura psichiatrica o psicologica. A differenza di quanto accade in medicina, queste diagnosi psichiatriche non sono sostenute da alcun riscontro oggettivo (esame del sangue, radiografia ecc.) e non dovrebbero costituire elemento di prova.»
«La sentenza fa giustizia a questo ragazzo, ma il CCDU non si ferma qui: è necessaria una riforma della giustizia minorile in cui i cosiddetti professionisti della salute mentale non ricoprano un ruolo così importante come quello di giudice onorario. Il tribunale dovrebbe fare un’istruttoria completa e valutare sulla base di prove ed elementi certi, compreso il parlare direttamente con i minori e non attraverso consulenti e giudici onorari.»

Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU) Onlus


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