L’immagine di San Giorgio Martire rientra in paese il 20 agosto: grande attesa per i fedeli di Ducenta
TRENTOLA DUCENTA. Fede ed emozioni. L’accoglienza della statua di San Giorgio Martire nella chiesa dedicata al santo originario della Cappadocia, è prevista per il pomeriggio del 20 agosto del 2017 all’ingresso del paese, alla presenza del vescovo di Aversa, Sua Ecc.za Rev. Ma Mons. Angelo Spinillo, e di tutto il popolo di Ducenta.
Il comitato, costituito nel 2016, è composto dal parroco Don Luciano Di Caprio, dal presidente delegato Enrico Russo, dal segretario Federico De Mattia, dal cassiere Domenico Cecere, dai componenti Francesco Cesaro, Giorgio Landolfi, Giuseppe Cannavacciuolo, Nazzaro Cassandra, Nazario Tomeo, Nicola Pannullo, Nicola Russo, Nunzio Petruzzo, Raffaele Petrillo, Salvatore Rotondo e Alfonso De Cristofaro. Tutti membri dell’associazione hanno voluto, a tutti i costi, il restauro della statua antichissima di san Giorgio, in quanto riversava in uno stato degradato.
Dopo i festeggiamenti del 2016, la statua del santo patrono è stata destinata, lo scorso 9 ottobre, per il restauro conservativo eseguito da parte della ditta Ars Nova. In occasione del ritorno dell’immagine di San Giorgio, le iniziative religiose saranno tantissime ed ognuna di loro funzionale a coltivare la devozione in San Giorgio. Non mancheranno, però, i momenti civili che quest’anno daranno maggiore spessore alla festa, con delle novità assolutamente nuove, mai vissute prima.
Le prime notizie del culto del santo martire Giorgio, risalgono alla seconda metà del 1500. Nel 1597 già esisteva una chiesa parrocchiale dedicata al martire cristiano. Nel 1600 la grande devozione e il sentito culto per San Giorgio, portò il popolo ad erigere una nuova chiesa ed un trono per il Santo Martire. All’epoca si diede inizio ai lavori per la costruzione di un tempio artistico, bello e spazioso, in stile barocco; grande allora per un popolo esiguo.
Con lo stesso entusiasmo di fervente fede, per le grazie ricevute in tutte le critiche circostanze, i padri ducentesi elevarono una statua artistica in legno, lavoro pregiatissimo dello scultore Cav. Fantoni, romano. La bellissima statua raffigura un giovane guerriero con il capo coperto da un elmo di argento. La mano sinistra stringe una bandiera tutta seta rossa ricamata in oro, la mano destra impugna una lancia d’argento, con la quale fora le fauci di un dragone, messo ai suoi piedi. Una ricchissima fascia d’argento sostiene, sul fianco sinistro, una spada. Questa statua è la speranza dei Ducentesi, i quali, sempre fiduciosi del suo patrocinio, si prostrano innanzi al suo altare e gli narrano i loro affanni, le loro angosce.
San Giorgio ha sempre corrisposto alla fede dei ducentesi, alle loro cure, ai loro bisogni spirituali e temporali: chi mai potrà numerare le sue grazie ed i suoi Miracoli? La sua difesa di Noi? Ammalati guariti, conversioni che sembravano impossibili, piogge ottenute in tempo di siccità, conforti avuti in tempo di disperazione, militari scampati dalla morte in tempo di guerra, e tanti altri miracoli, che ne hanno accresciuto nei secoli la fede.
Spesso ci chiediamo perché i ducentesi abbiano scelto come patrono S. Giorgio. Stando alle risposte più verosimili, ma di cui non abbiamo trovato documentazione, pare che si possa attribuire al nome stesso Giorgio, che etimologicamente deriva dal verbo “gheorgheo”, che significa “coltivare la terra”. Da qui la preferenza per il santo che con il suo nome richiama l’attività primaria degli abitanti, che in passato, ma in parte ancora oggi, erano agricoltori.
I ducentesi attendono con ansia il giorno dell’arrivo dell’immagine. E’ già iniziato il conto alla rovescia. Sembra che si stia riscoprendo, dopo alcuni anni, la vera festa, ovvero quella di un popolo che si riunisce e si riconosce come comunità nella figura di san Giorgio.
Il comitato festeggiamenti vuole ancora ringraziare il popolo di Ducenta, perché, con il loro nobile cuore, hanno permesso il restauro della sacra effige, hanno dato piena fiducia al nuovo comitato, ma, soprattutto, non hanno staccato quel filo devozionale che, dal 1500, i ducentesi nutrono verso il loro santo patrono.