Come cambia il Real Estate nell’era dello smart working

Il mondo del lavoro continua ad evolversi, cambia il profilo dell’impiegato tipo che diventa più flessibile, “smart” e dinamico, ma cambiano anche le priorità aziendali. In particolare, cresce la necessità di attrarre i migliori talenti, ridurre i costi immobiliari, accelerare l’innovazione e aumentare la produttività: tutto questo impatta anche sulla conformazione del luogo in cui si lavora. Oggi, infatti, sempre più aziende prendono in considerazione nuovi modelli di ufficio: siano grandi società che usano il telelavoro o liberi professionisti che cercano un ufficio temporaneo, i luoghi dedicati alla professione si stanno evolvendo nel nome della flessibilità, dell’attenzione ai servizi e della riduzione degli spazi inutilizzati.

Basti pensare che, secondo la ricerca britannica Coworking: A Corporate Real Estate Perspective condotta da HOK WorkPlace e CoreNet Global, negli ultimi 10 anni lo spazio per singolo lavoratore si è ristretto da 23 a 17 metri quadrati, fino ad arrivare alla metà di questa cifra se si parla di luoghi dedicati al coworking. Dal punto di vista immobiliare, gli attori del lavoro smart in tutte le sue forme sono stati i principali responsabili della crescita in termini di efficienza dell’utilizzo degli spazi metropolitani: hanno infatti contribuito al recupero di edifici industriali inutilizzati o abbandonati e alla ristrutturazione degli uffici obsoleti, che hanno così incorporato i nuovi trend e acquisito nuova attrattività.

Se l’impatto dello smart working è tale da influenzare l’orizzonte del real estate tradizionale, anche i vertici delle aziende dei più disparati settori, dalla finanza, al design fino alle risorse umane, guidati dalla domanda di modelli di lavoro più agili, stanno iniziando a interessarsi alle nuove pratiche e ad implementarle a partire dalla riorganizzazione degli uffici. Sempre più aziende, infatti, tendono ad abbandonare l’impostazione dell’ufficio “cellulare” e il tradizionale open-space per evolversi verso modelli più flessibili e far fronte alle nuove domande del mercato, i cui driver più significativi sembrano essere gli sforzi economici (edifici grandi e costosi con bassa occupazione quotidiana) e le motivazioni organizzative (lavoro di squadra, part-time, telelavoro, strategie di rete, ecc.).

In particolare, negli ultimi dieci anni l’evoluzione dell’ambiente d’ufficio è stata caratterizzata dalla tendenza alla riduzione degli spazi. Ad esempio, molte aziende, i cui dipendenti spesso lavorano a casa o viaggiano molto, hanno adottato soluzioni di “hoteling” o “hot-desking”: si tratta, nel primo caso, di  un modello in cui i dipendenti prenotano la propria postazione in anticipo, nel secondo caso, invece, il desk viene occupato da chi arriva per primo. Queste soluzioni, combinate con il telelavoro, permettono alle aziende di risparmiare fino al 18% sui requisiti di spazio e di aumentare la produttività del 25% (secondo questo case study del Politecnico di Milano).

Ma non è solo una questione di spazi: la riorganizzazione degli uffici può essere l’occasione per ripensare l’intera strategia aziendale verso un modello di lavoro intelligente, ovvero intraprendere un cambiamento radicale in termini di cultura organizzativa, risorse umane e tecnologie, al fine di rivoluzionare l’intera esperienza lavorativa individuale e societaria. In Italia, oggi, lo è ancora di più: con la riforma del lavoro autonomo approvata ieri dal Senato, arriva finalmente il riconoscimento ufficiale dello smart working, configurato come una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato da eseguire in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, senza la necessità di una postazione fissa.

Un esempio di azienda che ha accolto le nuove modalità di lavoro all’interno della strategia aziendale e le ha portate anche in Italia è la Microsoft: la nuova Microsoft House, che ha aperto a febbraio a Milano, è un polo di innovazione nel centro nevralgico del business, ma anche un modello di azienda fortemente ispirato dalle logiche di smart working che contraddistinguono la filosofia della società di Redmond. Infatti la House punta ad accogliere nel 2017 oltre 200.000 visitatori, 10.000 professionisti, 4.000 studenti e 1.000 dirigenti scolastici, per mettere a loro disposizione tecnologie, competenze, momenti di formazione e occasioni di confronto sulle opportunità del digitale.

L’influenza dello smart working sull’industria immobiliare è ormai un trend in crescita costante, tanto che gli esperti della società di intermediazione immobiliare americana HFF stimano che nei prossimi anni nasceranno collaborazioni e joint venture tra i proprietari dei grandi edifici e le società specializzate nell’offerta di uffici creativi, al fine di acquistare, sviluppare o riposizionare gli edifici sul mercato e permettere ad entrambe le parti di monetizzare al meglio questa tendenza alla riqualificazione, che condizionerà anche i mercati secondari e terziari.

A cura dell’Ufficio Studi di Copernico


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