La “Madonna del Barbarigo” del Tiziano ospite di eccezione
del nuovo Museo di Belluno a Palazzo Fulcis
Belluno, 25 gennaio 2017– Con una grande festa cittadina, a Belluno riapre uno degli edifici più importanti del Settecento veneto: palazzo Fulcis, dal 27 gennaio, sarà la magnifica nuova sede del museo civico, e ospiterà – nei suoi bei saloni restaurati di stucchi tardo barocchi – oltre 600 opere della collezione dei Musei civici di Belluno. Non sembra, data la concorrenza di tutto rispetto, ma la raccolta di opere bellunesi, che spaziano dal Medioevo al Novecento, è tra le più antiche in Veneto.
Tra qualche giorno, quindi, il museo civico – già di per sé un’opera d’arte – diverrà un motivo in più per visitare la città di Belluno. Fino al 1 maggio, con un ulteriore allettante incentivo, la presenza (dopo 127 anni di assenza dall’Italia) dell’opera cinquecentesca del Tiziano “Madonna Barbarigo”, prestata per l’occasione dall’Ermitage di San Pietroburgo. Non è un caso, naturalmente, che il museo civico di Belluno inauguri il 26 gennaio assieme al Tiziano, il pittore per eccellenza di questi luoghi: Tiziano nacque proprio in questa provincia, a Pieve di Cadore (dove si può ancora visitare la sua casa natale), 527 anni fa.
La “Madonna Barbarigo”, recentemente restaurata, non è però l’unico gioiello esposto nel nuovo museo di Belluno, ed è affiancata da tele di autori quali Tintoretto, Sebastiano Ricci, Ippolito Caffi e Matteo Cesa, e poi da incisioni, ceramiche, disegni… Insieme alla “Madonna Barbarigo” saranno esposte anche un’altra versione autografa del soggetto, “La Madonna con il Bambino e San Paolo”, del Museo di Belle Arti di Budapest, e a una replica di bottega, “La Madonna con il Bambino e Santa Caterina”, delle Gallerie degli Uffizi di Firenze e per molto tempo attribuita a Tiziano.
I quadri sono ospitati negli oltre 3mila metri quadrati, cinque piani e 24 stanze di palazzo Fulcis. Linea guida del restauro è stata la volontà di mantenere il più possibile intatta la struttura originaria dell’edificio: ed ecco perciò restituiti ai nostri occhi, tre secoli dopo, i delicati decori del piano nobile e gli affreschi sul soffitto del Grande salone, i pavimenti con motivi a rocaille e gli stucchi tardo barocchi dell’Alcova… Non tutte le opere – davvero moltissime – di proprietà della città di Belluno potranno essere esposte negli spazi del nuovo museo civico, che sarà comunque in grado di dare visibilità a molti più tesori rispetto al museo precedente, finora ospitato – dal 1876 – nel più piccolo palazzo dei Giuristi, in piazza Duomo.
Palazzo Fulcis è un elegante edificio che dà su via Roma. Si trova a pochi metri da piazza dei Martiri, il salotto buono di Belluno. Gli spazi oggetto del recente restauro non coinvolgono nemmeno tutto l’edificio, che venne realizzato dall’architetto Alpago Novello nella seconda metà del Settecento. L’architetto fuse in uno tre precedenti edifici che affacciavano su una delle vie più importanti della città. Il committente del lavoro era una delle famiglie più potenti del Bellunese, la famiglia Fulcis, attestata nella valle fin dal Trecento, e dal Cinquecento iscritta dal Consiglio dei Nobili. Per capire la potenza dei Fulcis, basta visitare oggi il loro palazzo, impreziosito di decorazioni a stucco, con i soffitti altissimi e la sala da ballo dove si organizzavano i ricevimenti… Le famiglie nobili del tempo avevano le ville: la campagna bellunese ne è disseminata, e sono spettacolari. Ci vivevano d’estate, però, perché d’inverno era praticamente impossibile scaldarle: i Fulcis non solo si costruiscono una villa di spazi ampi ed elegantissimi, ma lo fanno in piano centro città, una reggia in via Roma.
Un’ultima curiosità: tra le tele del terzo piano del nuovo museo, si impongono potentissime agli occhi del visitatore tre opere spettacolari di Sebastiano Ricci: la monumentale “Caduta di Fetonte”, l’”Ercole e Onfale” e l’”Ercole al bivio”. I tre capolavori facevano parte di un ciclo mitologico di sette dipinti che il pittore bellunese aveva realizzato proprio per il Camerino di palazzo Fulcis, pensato a fini educativi per l’allora figlio dei signori. Il Camerino tuttora non è stato acquisito dal nuovo museo civico, ma pare siano in corso delle trattative per “riconquistarlo” alla città.