I vecchi volti del Carnevale in mostra fino al 31 dicembre

Rimarrà aperta al pubblico fino al 31 dicembre la mostra “I vecchi volti del Carnevale”, una raccolta di antiche maschere lignee tradizionali dei carnevali agordini organizzata da “I boce dela Zinghenesta” in collaborazione con il Museo Albino Luciani (MUSAL).
Una mostra particolare, ricca di suggestioni e di storia, che affonda le radici nella cultura popolare del paese.
In molte vallate dolomitiche il Carnevale conserva infatti antiche tradizioni. Risalente al 1600, la Zinghenesta, la maschera che dà il nome al Carnevale tipico di Canale d’Agordo, anima assieme agli altri personaggi le vie cittadine e dell’intera Valle del Biois. Unica protagonista femminile dei carnevali di montagna, la Zinghenesta accompagna i festeggiamenti ballando con i Matiei, i Lacchè e tutte le altre figure. Celebrata regolarmente fino al 1915, questa tradizione si è interrotta col sopraggiungere del primo conflitto mondiale, per poi essere periodicamente riportata in vita da diversi comitati che hanno cercato di darle nuovo valore. Dal 2013 ci pensano “I boce dela Zinghenesta”. Sono molte le pubblicazioni in cui si possono ritrovare racconti riguardanti il carnevale: tra queste un rarissimo volume del 1961, “A tordio par Canal” (Studio dell’ambiente del Comune di Forno di Canale) scritto da Edoardo Luciani, fratello di Albino.
Nei tempi passati, durante i mesi freddi, quando cadeva molta neve e le persone rimanevano in casa, c’era chi si dedicava a realizzare le maschere da indossare a Carnevale; giovani che si cimentavano con le sgorbie o adulti esperti dalle mani abili, tutti assieme a scolpire il legno per raffigurare l’espressione immaginaria di un volto. Il risultato erano maschere di diversa fattura destinate a essere bruciate la sera del “Martedì Grasso” in un grande falò che segnava il termine del divertimento e l’inizio della Quaresima con il “Mercoledì delle Ceneri”. Alcune di queste maschere, però, venivano riposte in soffitta e per lo più dimenticate. Nascoste agli occhi di tutti e conservate con cura nelle dimore di pochi attenti collezionisti, oggi questi preziosi ricordi tornano alla luce grazie all’impegno de “I boce dela Zinghenesta”, un gruppo di amici che nel 2013 decise di riportare in vita questa secolare tradizione.


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