WWF: tra 5 anni sarà dimezzata la fauna selvatica selvatica

Solo tra il 1970 e il 2012 gli animali del mondo, pesci, uccelli, mammiferi, anfibi e rettili sono diminuiti del 58 per cento, a causa della perdita dell’habitat, del degrado e dello sfruttamento eccessivo delle risorse naturali.

“Il mondo selvaggio sta scomparendo a un ritmo senza precedenti”, ha dichiarato Marco Lambertini, Direttore Generale di WWF Internazionale – “Non stiamo parlando solo delle specie meravigliose che tutti amiamo: la biodiversità rappresenta la base stessa del buono stato di salute delle foreste, dei fiumi e degli oceani. Senza le specie animali gli ecosistemi crolleranno e con loro i ‘servizi’ che la natura ci fornisce quotidianamente come la purificazione dell’aria, dell’acqua, il cibo e la difesa dai cambiamenti climatici. La buona notizia è che abbiamo gli strumenti per risolvere questo problema e dobbiamo usarli subito se vogliamo seriamente preservare un pianeta vivente che sostenga la nostra sopravvivenza e il nostro sviluppo”.

Se per il 2020, potrebbe peggiorare la tendenza, con una potenziale riduzione dei due terzi della fauna selvatica, in parallelo, nello stesso anno si cominceranno ad attuare gli impegni assunti da 195 paesi al vertice sul clima di Parigi del 2015, che, insieme agli obiettivi internazionali di conservazione, si spera potranno aiutare a realizzare delle riforme necessarie anche per proteggere la fauna selvatica del mondo.

“La biodiversità continua a ridursi e la natura, così come la conosciamo oggi, scomparirà tutta d’un colpo”, ha detto anche Lambertini, aggiungendo: “Il calo subito dalle popolazioni della fauna selvatica è sempre più preoccupante”: “se non si interverrà per invertire la tendenza, prevediamo una diminuzione media del 67% entro il 2020”.

‘Living Planet Report 2016’ dice che noi stiamo in un’epoca caratterizzata da un impatto dell’attività umana sull’ecosistema che può portare a una sesta estinzione globale a causa del cambiamento climatico, dell’integrità della biosfera (inclusa la perdita di biodiversità), dell’uso della terra (conversione delle foreste in agricoltura) e dei flussi biogeochimici (ad es.: fosforo e azoto).


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