Apri una manina: per dare una possibilità ai bambini meno fortunati

I chirurghi plastici di AicpeOnlus lanciano il progetto “Apri una manina” per salvare i bimbi meno fortunati da una grave menomazione.

«In Africa molti bimbi hanno le mani chiuse per una patologia, la sindattilia, o per esito di ustione: un intervento di chirurgia plastica può aprirle».

A Faenza (Ra) sabato 1° ottobre una cena solidale per sostenere l’iniziativa.

Una cena per dare la possibilità ai bambini meno fortunati di aprire le proprie manine. È il senso dell’iniziativa organizzata da AicpeOnlus, sodalizio no profit che si dedica alla chirurgia plastica umanitaria, che dà appuntamento ai propri soci e simpatizzanti sabato 1° ottobre a Faenza per una serata da trascorrere alla Locanda Spadoni.

«È il secondo anno che organizziamo la cena “Togo… Together” per raccogliere fondi per AicpeOnlus. Oltre al Togo, le missioni si svolgono in Paraguay, Guatemala e, dal prossimo anno per la prima volta, anche in Benin» dice il chirurgo plastico Adriana Pozzi, promotrice dell’evento e vice presidente di AicpeOnlus.

In particolare, i soldi raccolti durante la serata del 1° ottobre saranno destinati a sostenere gli interventi per guarire le mani dei bambini da malformazioni. «Abbiamo voluto dedicare la serata al progetto “Apri una manina” – spiega Pozzi -. Con questa iniziativa vogliamo rivolgere l’attenzione verso una problematica molto diffusa soprattutto in Africa, quella delle “mani chiuse”. Si tratta di una problematica legata a due cause principali: una patologia chiamata sindattilia e le ustioni non curate».
La sindattilia è una patologia che ha un’incidenza di uno ogni 2500 nati e consiste nella della fusione parziale (solo cutanea) o completa (anche ossea) delle dita delle mani e dei piedi. Nel 50% dei casi ha cause ereditarie cromosomiche e spesso è associata a polidattilia, ovvero dita soprannumerarie, anche solo abbozzate. Può essere associata ad altre malformazioni dello scheletro facciale e della colonna vertebrale, esofago, cardiovascolari e reni.

«La sindattilia è un difetto che si risolve operando i bimbi già da piccoli, a partire dai 18 mesi: dopo l’intervento utilizzano presto le dita, in quanto nel bambino la ripresa funzionale è veloce. Mentre in Italia i bambini sono tutti curati tempestivamente, nei paesi del Terzo Mondo spesso questi casi restano irrisolti. Quest’anno sono stata in missione all’ospedale Saint Jean de Dieu di Afagnan in Togo e abbiamo visto diversi casi in poche settimane» dice Pozzi.

In Africa, oltre alla sindattilia, i bimbi hanno le manine chiuse anche a causa delle cicatrici da ustione che, spiega Pozzi, «in mancanza di intervento rapido, si retraggono e conducono alla fusione delle dita con il palmo. Le ustioni alle mani sono molto diffuse in quanto i piccoli stanno vicini alle mamme che cucinano su fuochi liberi».

La cena “Togo…together” si svolgerà sabato 1° ottobre in una location suggestiva, Locanda Spadoni a Faenza (Ra). «Ci è piaciuto questo posto perché è molto accogliente. Mentre si mangiano i piatti tipici, realizzati con materie prime di ottima qualità, le donne dette “le sfogline” fanno le piadine e tirano le sfoglie per la pasta “a vista” dietro una vetrina» aggiunge Pozzi.


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