Durante i primi tre mesi dopo aver avuto un ictus, i sopravvissuti hanno circa otto volte più probabilità di sviluppare la depressione rispetto ai loro coetanei che non hanno avuto questa malattia.
Lo ha trovato un grande studio danese, fatto nell’Università di Copenhagen, in cui i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a un ampio gruppo di pazienti colpiti da ictus, confrontandoli con le persone simili che non lo avevano avuto.
Per vedere come l’ictus possa influenzare il rischio di depressione, i ricercatori hanno esaminato i dati di 157.243 persone ricoverate in ospedale per la prima volta dopo un ictus dal 2001 al 2011 e i dati di 160.236 persone simili che non avevano avuto niente.
Lo studio, pubblicato su JAMA Psychiatry, ha trovato che entro due anni dopo un ictus, il 25 per cento dei pazienti aveva avuto una diagnosi di depressione, con più della metà delle diagnosi fatte entro i primi tre mesi dall’evento.
In confronto, poco meno dell’8 per cento delle persone che non avevano avuto un ictus aveva avuto una diagnosi di depressione durante lo studio, e meno di un quarto di queste entro i primi tre mesi dello studio.
La frequenza della depressione nei pazienti con ictus è risultata anche molto superiore rispetto ai pazienti con altri eventi acuti, come un attacco di cuore.
I ricercatori hanno visto anche come la depressione avesse influenzato la sopravvivenza.
Per le persone che non avevano avuto l’ictus, la depressione era stata associata con quasi tre volte più probabilità di morte per qualsiasi causa, durante il periodo di studio. Per i superstiti dell’ictus, la depressione era legata a una maggiore probabilità dell’89 per cento di morire, durante lo studio.
In generale, il rischio di sviluppare la depressione aumenta con l’età ed è anche maggiore nelle donne, negli individui che vivono da soli o hanno meno istruzione e nelle persone con diabete o con una storia di problemi di salute mentale.