A lungo termine, le fluttuazioni della pressione sanguigna possono essere legate a un più rapido declino del cervello e della funzione cognitiva, fra gli adulti più anziani, secondo un nuovo studio, apparso su ‘Hypertension’, il giornale dell’American Heart Association.
Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato i risultati di un’indagine fatta su 976 adulti cinesi (metà donne, di 55 anni o più) che avevano partecipato a uno studio in Cina per un periodo di cinque anni.
E’ emerso che una maggiore variabilità nella pressione sistolica (la massima) era associata a un declino più veloce della funzione cognitiva e della memoria verbale.
La maggiore variabilità della pressione diastolica (la minima) era, invece, associata a un più veloce declino cognitivo fra gli adulti che avevano dai 55 ai 64 anni, ma non tra quelli di 65 anni e più.
I medici tendono a concentrarsi sui valori medi della pressione sanguigna, dice lo studio, ma le nuove scoperte suggeriscono che un’alta variabilità dei valori pressori dovrebbe essere esaminati nei pazienti.
La variabilità della pressione sanguigna può danneggiare i vasi più sottili del corpo con conseguenti cambiamenti nella struttura del cervello e nella funzione di quest’organo.
Le fluttuazioni della pressione sanguigna possono indicare dei processi patologici, quali infiammazione e funzione alterata dei vasi sanguigni stessi.