L’agricoltura fuori suolo è il futuro

In un contesto in cui la Terra è attraversata dai cambiamenti climatici, che pongono il suolo a rischio di siccità e di inondazioni, sembra che potranno essere un’alternativa le coltivazioni fuori terra. Le cosiddette coltivazioni idroponiche, che si stanno diffondendo come sistema innovativo in Oriente, in Giappone e a Singapore, ad esempio, possono aiutare a risolvere molti problemi attuali (e futuri).

L’agricoltura fuori suolo è produttiva…e la cosa non è irrilevante in un contesto in cui la fame nel mondo è ancora un problema e in un contesto in cui, a detta di molti esperti, le prossime guerre si faranno per l’acqua. Con questo tipo di agricoltura il risparmio d’acqua è notevole.

Un documento curato dal team di gestione del fondo Pictet Agriculture, ‘Soilless farming: il futuro è fuori suolo’ dice: Il terreno fertile sta scomparendo velocemente a causa del cambiamento climatico, dell’agricoltura intensiva e del crescente fabbisogno alimentare mondiale. L’agricoltura fuori suolo può rappresentare un’alternativa sostenibile e produttiva alle coltivazioni tradizionali.

Il documento passa a descrivere un’esperienza di tal genere, quella di Lim Chu Kang.

Lim Chu Kang, a nord-ovest di Singapore, sembra non avere alcuna caratteristica tipica delle città-stato dinamiche. Non ha splendidi parchi tecnologici o enormi grattacieli ad alta efficienza energetica. Non è nemmeno collegata dalla rete metropolitana del Paese.

Le apparenze però ingannano. L’avamposto rurale rientra nella rivoluzione tecnologica di Singapore; solo in quest’area ci si concentra sullo sviluppo delle fattorie del futuro (e non sulle città).

Lim Chu Kang è di fatto diventata leader mondiale nel settore dell’idroponica, una tecnica di coltivazione fuori suolo. In una delle fattorie si trova una serra

contenente centinaia di torri di alluminio, di circa 9 metri di altezza. All’interno di queste strutture di metallo a forma di A ci sono decine di scaffali con vasche

piene di lattuga, spinaci e altri vegetali a foglia verde alimentati esclusivamente da liquidi ricchi di sostanze nutritive. Sky Greens, la società che gestisce le fattorie, sostiene che in tal modo le verdure crescono fino a 10 volte tanto che con i metodi tradizionali, offrendo una fonte di approvvigionamento alimentare sostenibile. La struttura verticale produce una tonnellata di verdure ogni due giorni!

Non sorprende che una tecnologia simile abbia preso piede a Singapore, un Paese densamente popolato che produce localmente solo il 7% delle verdure. Ma

l’idroponica ha un’attrattiva più ampia in quanto alternativa sostenibile ed efficiente alle coltivazioni tradizionali che sfruttano il terreno.

Niente suolo, niente terra? Nessun problema Il suolo ricco di elementi nutritivi è la risorsa più sfruttata in campo agricolo e

produce circa il 95% degli alimenti che consumiamo.Tuttavia, il suolo agrario, lo strato superficiale che consente alle piante di crescere,

sta scomparendo rapidamente (tema di cui hanno discusso i membri del Comitato di Consulenza di Pictet-Agriculture). Un terzo dei terreni mondiali viene già

impiegato per la produzione alimentare e un maggiore sfruttamento potrebbe danneggiare biodiversità ed ecosistemi.1 Ogni minuto che passa il pianeta

perde l’equivalente di 30 campi da calcio2 a causa del cambiamento climatico e dell’agricoltura intensiva.

Secondo la FAO quindi, se non adotteremo nuovi approcci, nel 2050 la quantità di terra arabile e produttiva disponibile per persona si ridurrà a un quarto dei livelli registrati nel 1960.

Aumentare lo strato superficiale, però, non è semplice: secondo la FAO ci vogliono 1.000 anni solo per ottenere tre centimetri.Sono tante le ragioni per cui passare alle coltivazioni fuori suolo: hanno una resa maggiore, riducono il consumo di acqua e consentono un controllo migliore delle potenziali malattie del suolo rispetto alle colture tradizionali, in cui i batteri si moltiplicano facilmente.

Come dimostrato dalla fattoria di Sky Greens, l’agricoltura fuori suolo sfrutta gli spazi in modo efficiente, consentendo ai produttori di costruire su più piani piuttosto che in orizzontale.

L’agricoltura verticale, come viene definita, si adatta in particolare alle aree urbane, dove si prevede che si concentrerà il 90% della popolazione mondiale nei prossimi decenni.

La coltivazione idroponica è sostenibile anche per altri motivi: diminuisce il consumo idrico di circa 10 volte rispetto alle tecniche tradizionali, poiché le colture non devono contendersi le risorse di acqua con erba e terreno. Inoltre, riduce ulteriormente il consumo utilizzando acqua riciclata. Il vapore che traspira dalle piante e l’acqua in eccesso che fuoriesce dalle vasche possono essere riutilizzati. (Sky Greens usa un nuovo sistema idraulico, alimentato dell’acqua piovana, per ruotare le vasche in modo tale che tutte le verdure ricevano la stessa esposizione alla luce).

I membri del Comitato di Consulenza ritengono che i sistemi idroponici controllino meglio anche parassiti ed erbe infestanti, diminuendo significativamente l’utilizzo dei pesticidi e di altri prodotti chimici e aumentando la resa.

Inoltre, affermano, il clima in serra può essere facilmente programmato per accorciare gli intervalli di tempo tra un raccolto e l’altro, migliorando ulteriormente la resa. La mancanza di terra abbatte i costi di pulizia (piuttosto consistenti per gli agricoltori) e ridimensiona quelli dei trasporti e taglia le emissioni di carbonio, poiché riduce la distanza percorsa dal cibo per arrivare sulle nostre tavole.

Secondo alcuni studi, gli alimenti prodotti localmente hanno una qualità nutrizionale migliore e una vita commerciale più lunga.3 I nostri consulenti credono che in questo modo si ridurrà lo spreco alimentare, un problema crescente per l’ambientale e le risorse, che interessa 1,3 miliardi di tonnel- late di cibo (un terzo della produzione mondiale annuale).

La diffusione dell’agricoltura fuori suolo potrebbe creare nuove opportunità per gli investitori. Le aziende che produ- cono le tecnologie e le attrezzature necessarie per creare un ambiente controllato adatto alla coltivazione idroponica (sis- temi di illuminazione, irrigazione e ventilazione) potrebbero essere in ascesa. Per il settore si prevede un tasso di crescita annuo composto del 16,8% entro il 2020.4 Il valore in dollari delle colture idroponiche dovrebbe raggiungere USD27 mil- iardi entro il 2020 (da USD 18,8 miliardi nel 2014).5

Un’agropoli sostenibile

Ciononostante, la tecnologia è ancora alle prime fasi del pro- cesso di sviluppo. Uno degli ostacoli all’espansione è rap- presentato dai costi. Secondo i nostri consulenti la spesa di avviamento dell’attività, un investimento iniziale una tantum per costruire le infrastrutture necessarie, potrebbe raggiun- gere decine di migliaia di dollari. Questo è il motivo per cui attualmente l’idroponica è realizzabile, dal punto di vista economico, solo per prodotti ad alto margine come vegetali a foglia verde, pomodori e fragole.

E ancora, la maggiore resa implica che gli agricoltori possono ottenere piuttosto velocemente un rendimento sul capitale investito. Alcuni dei costi della fase di start-up inoltre pos- sono essere assorbiti dai consumatori, disposti a pagare di più per prodotti freschi, locali e coltivati con metodi sostenibili. Secondo Sky Greens i propri prodotti, coltivati con la tecnica dell’idroponica, si vendono meglio nei supermercati rispetto ai vegetali a foglia ottenuti con metodi tradizionali, malgrado costino 10-20 centesimi in più.

Per il fondatore dell’azienda Jack Ng il futuro delle coltivazi- oni fuori suolo non si limita alle torri ad A. Jack Ng sta infatti lavorando a un’iniziativa per creare un’agropoli, una struttura di ricerca high tech con ampie zone destinate all’agricoltura verticale. In grado di produrre 30.000 tonnellate di vegetali a foglia all’anno (cifra che soddisferebbe più del 30% del fab- bisogno di Singapore), il progetto punta a massimizzare il po- tenziale agricolo degli spazi urbani e a raggiungere l’obiettivo nazionale della sicurezza alimentare.


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