Il 22 aprile, è stata celebrata in Italia, la prima Giornata nazionale dedicata alla salute della donna, nell’anniversario della nascita di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina. Numerose sono state le iniziative che hanno proposto momenti di riflessione sulla diversità di genere in ambito fisico, psicologo e situazionale.
Spesso non si considera che l’organismo della donna è diverso da quello maschile e, ancora troppo spesso, anche nei cosiddetti paesi avanzati, purtroppo il genere femminile subisce i condizionamenti legati al contesto in cui vive.
A ROMA
Aprendo a Roma la prima Giornata nazionale dedicata alla salute della donna, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha detto: E’ necessario far capire che le donne sono diverse biologicamente, per questo ci battiamo per la medicina di genere, per avere più test ad hoc per la sperimentazione dei farmaci”.
La donna, ha aggiunto “vive più a lungo ma negli anni della maturità sta peggio perché nel corso della sua esistenza, in tanti casi, si è presa cura più degli altri che di sé stessa”, spiegando che “ci sono malattie che prima erano tipiche degli uomini ma che, proprio a causa dei cattivi stili di vita adottati pure dalle donne, stanno aumentando anche nel sesso femminile”.
Oggi, in Italia, il 23% delle donne è in sovrappeso, il 17% a rischio Alzheimer, mentre sono aumentate anche le patologie cardiovascolari e i tumori, che donne, spesso non prevengono con gli opportuni modi.
La Lorenzin ha consigliato aklle donne di sottoporsi regolarmente agli screening, di non fumare, di bere poco alcol, di fare attività fisica e… soprattutto di volersi bene.
A MILANO
A Milano, in occasione della Giornata nazionale per la salute della donna, ha avuto luogo il congresso “Donna & Infezioni. Le differenze di genere nelle malattie infettive”
Secondo il SIMIT, le donne sono più a rischio degli uomini per virus HIV, Zika e tossicità per i farmaci. “Maggiore nelle donne la probabilità di contrarre l’HIV a causa del partner*, hanno detto gli esperti intervenuti nell’Auditorium G. Testori del Palazzo della Lombardia.
Ben nota è la relazione tra la malnutrizione e infezioni nelle bambine in contesti di povertà. “Una differenza di genere importante che purtroppo riguarda anche le malattie infettive – ha affermato Massimo Galli, Professore Ordinario Malattie Infettive Università degli Studi di Milano e Vicepresidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – si verifica soprattutto nei paesi in cui la cultura locale tende a privilegiare il figlio maschio. Se c’è da scegliere quale tra i due nutrire o generare, si sceglie il primo: se c’è da scegliere chi mandare a scuola, si sceglie il maschio. Si tratta di una tendenza radicata che non vuole recedere. Questo implica anche una serie di conseguenze sulla salute, sulla possibilità di accedere alle cure, sulla capacità di difendersi dalle malattie, specie quelle trasmesse per via sessuale”.
“In assenza di trattamento, la malattia da ‘HIV tende ad avere un decorso meno favorevole nella femmina rispetto al maschio – ha anche detto il Prof. Galli – E’ inoltre molto più frequente che una donna venga infettata dal proprio partner come conseguenza nell’ambito di una attività sessuale promiscua non sua”.
Anche il complesso TORCH, acronimo di un gruppo di agenti patogeni che include il Toxoplasma gondii, Virus della Rosolia, Citomegalovirus ed Herpes Simplex, molto pericolosi per il feto, resta un tema di attualità, al di la del recente allarme suscitato dal virus Zika.
“Molti degli studi registrativi di farmaci antiinfettivi – ha aggiunto il vicepresidente della SIMIT – vedono sotto rappresentata la componente femminile. È il caso, in particolare, degli studi sui farmaci antiretrovirali.. Questo significa che alle donne vengono somministrati i farmaci alla dose calcolata su un campione quasi esclusivamente maschile. Non stupisce che gli effetti tossici delle terapie antiretrovirali siano più frequentemente riscontrati nel sesso femminile”.