Aumentare il colesterolo buono non protegge
Aumentare il colesterolo buono (HDL) non ha assolutamente alcun effetto protettivo contro gli eventi cardiovascolari, secondo i risultati di un ampio studio clinico dell’Università di Alelaide in Australia, pubblicato questo fine settimana.
Lo studio si è concentrato su una molecola chiamata “evacetrapib” dei laboratori Eli Lilly, che permette di aumentare il colesterolo buono del 130%, mentre abbassa il colesterolo cattivo (LDL) del 37%. Ma questo farmaco, presentato come potenzialmente miracoloso, assolutamente non ha ridotto il rischio di infarto, ictus, angina pectoris o decesso, dovuti a questi problemi.
La fase 3 di sperimentazione clinica, che ha coinvolto più di 12.000 partecipanti che erano ad elevato rischio cardiaco, è stato arrestato nel mese di ottobre 2015 perchè questa molecola non aveva avuto l’effetto desiderato nel ridurre gli eventi cardiovascolari e la mortalità.
In media, i pazienti che avevano preso l’evacetrapib per 18 mesi avevano mostrato una riduzione del colesterolo cattivo del 37% e un aumento del 130% del colesterolo buono, rispetto ai pazienti che avevano assunto un placebo. Ma non sono state riscontrate differenze tra i due gruppi in termini di infarto, ictus e morte.
Con l’evacetrapib si registra il terzo fallimento di questa classe di farmaci per aumentare colesterolo buono e abbassare quello cattivo nel corpo.
La prima molecola in questa categoria è stata il torcetrapib, del gruppo farmaceutico statunitense Pfizer, su cui si è concluso uno studio clinico di fase 3 nel 2006 a causa di un aumento del rischio cardiaco e di morti tra i partecipanti.
Il secondo trattamento sperimentale, col Dalcetrapib, i
del laboratorio svizzero Roche, è stato abbandonato in una sperimentazione clinica di fase 2, nel 2012, vista l’inefficacia di questa molecola.
Ora si conclude l’analisi di dati provenienti da questo studio clinico con l’evacetrapib.