Continua ad appassionare in Sudafrica la vicenda di Zephany, la ragazza rapita a tre giorni dalla nascita e ritrovata 17 anni dopo, nel 2015.
Sulla donna, accusata di aver rapito la bambina, ormai più di 18 anni fa, nel reparto maternità del Groote Schuur Hospital, ha luogo oggi un’udienza, nella Western Cape High Court. Sette persone dovranno testimoniare.
L’imputata, la cui identità non è stata rivelata per proteggere la giovane vittima 18enne, aveva sempre affermato di essere la madre biologica della ragazza. Ora, a 50 anni, è accusata dalla Corte di Città del capo, di rapimento, frode e violazione della legge sui bambini.
Uscita su cauzione, dopo il suo arresto nel marzo 2015, la donna era stata condannata a cinque anni di prigione. Ma l’ufficio del Procuratore ha riferito che un accordo potrebbe essere trovato, se lo vogliono le due famiglie coinvolte nel caso.
La rapitrice, che aveva avuto diversi aborti spontanei, secondo i media sudafricani aveva preso la bambina di tre giorni, che poi era stata chiamata Zephany dai suoi genitori biologici, nell’aprile 1997, e l’aveva registrata come sua figlia.
Le due famiglie, quella della famiglia reale e quella della famiglia che aveva effettuato il rapimento vivono a pochi isolati di distanza, nello stesso quartiere, l’una dall’altra.
La vicenda era salita alla ribalta della cronaca nei primi mesi del 2015, quando gli studenti del liceo che frequentava la ragazza avevano notato una rilevante somiglianza tra Zephany e Cassidy una studentessa più giovane, che frequentava i corsi per diventare infermiera. Le due ragazze, che si somigliavano, erano anche diventate amiche.
I genitori di questa studentessa rapita che non avevano mai abbandonato la speranza di trovare Zephany e che avevano celebrato ogni anno il giorno del suo compleanno, si sono rivolti alla polizia. Il test del DNA ha rivelato che le due ragazze erano in realtà sorelle e che Zephany era la bambina rapita.
La ragazza, che compie 19 anni nel mese di aprile, avrebbe vissuto un’infanzia felice e avrebbe sempre creduto che i suoi genitori “adottivi” fossero la sua vera famiglia.
La vicenda aveva fatto notizia in Sudafrica, l’anno scorso. Un libro era stato anche pubblicato, lo scorso agosto, con il titolo ‘Una casa per Zephany’, in cui l’autore Heindrich Wyngaard raccontava questa storia insolita. Zephany ora è protetta dalle autorità e non si sa dove viva, attualmente.
Ha anche chiesto di essere tenuta fuori dalla la tempesta mediatica, secondo un portavoce di servizi sociali, citato dall’agenzia di stampa AFP.
Nel marzo dello scorso anno, il Centre of Child Law, in Sufafrica aveva detto che i genitori biologici di Zephany erano giunti ad un accordo con la famiglia in cui era cresciuta Zephany e avevano chiesto che la ragazza potesse andare avanti con la sua vita, mantenendo le sue relazioni con gli amici e la famiglia ‘adottiva’, anche iniziando nuove relazioni con la sua famiglia biologica.
I veri genitori di Zephany hanno detto che la gioia di aver ritrovato la loro bambina scomparsa supera la voglia di vendetta.
(Con Afp e altre fonti)