Papa Francesco lunedì ha lasciato Bangui per Roma, alla fine di un tour in Africa che lo ha portato in Kenya, in Uganda e nella Repubblica Centrafricana, paese dilaniato dalla violenza.
Il Papa era arrivato lunedì mattina nella grande Moschea del quartiere PK 5 di Bangui, ultima enclave dei musulmani nella capitale Centrafricana
Il Pontefice era stato ricevuto dal grande imam Tidiani Moussa Naibi.
in presenza di delegazioni di cattolici e protestanti, prima di parlare a centinaia di persone venute ad accoglierlo nei giardini della moschea il Papa ha DettO.
“Cristiani e musulmani sono fratelli”, e dobbiamo dire “no alla vendetta, alla violenza e all’odio”, invitando a restare ‘uniti perché cessi ogni azione che da una parte o dall’altra sfigura il volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune’.
Questo incontro con i capi musulmani è uno degli atti più simbolici del viaggio del Papa. “La mia visita pastorale nella Repubblica Centrafricana non sarebbe completa senza questo incontro con la comunità musulmana”, aveva detto il Papa argentino.
Il Centrafrica è immerso in una spirale di violenza dal 2013, quando i Seleka, a maggioranza musulmani, rovesciarono il governo di François Bozizé. Ora il potere è in mano a un presidente provvisorio, mentre le elezioni presidenziali e legislative sono previste per il 27 dicembre prossimo.
Dopo questa visita alla Moschea, il Papa si è recato nel complesso sportivo Barthélémy Boganda, luogo intitolato a un politico e sacerdote cattolico, ‘padre della patria’, morto nel 1960, poco dopo la proclamazione dell’indipendenza e diventato primo presidente del Paese.
In questa struttura che può ospitare 30.000 persone, Bergoglio ha fatto un giro in papamobile e ha celebrato la sua ultima messa sul suolo africano.