HIV: anche in Italia i sieropositivi sono curati poco e male

Anche in Italia l’Aids è curato poco e male. Questo è l’allarme lanciato dall’ospedale Spallanzani di Roma, secondo cui solo il 50% delle persone che ne hanno bisogno si sottopongono alla giusta terapia.

Per questo, l’Istituto per le malattie Infettive del nosocomio romano ha lanciato un progetto per venire incontro a tutti i pazienti affetti da HIV, affinché essi possano ricevere la giusta assistenza.

“Nel 2012 in Italia erano inconsapevoli del proprio stato di infezione da HIV tra le 10.000 e le 12.000 persone”, pari a circa l’11-13% delle persone che avevano contratto l’infezione, ha detto Enrico Girardi direttore di Epidemiologia Clinica dell’INMI Spallanzani.

Oltre a queste, ci sono “persone che non accedono ai centri di cura o non ricevono un trattamento efficace o non lo assumono correttamente”, ha aggiunto, precisando che adoperarsi affinchè “le persone non abbandonino le terapie rischiando per sé stessi e per gli altri”.

L’inconsapevolezza verso questo virus porta non solo a fare del male a se stessi, con lo sviluppo dell’AIDS, ma anche all’aumento dei contagi tra la popolazione.

Lo Spallanzani per questo ha lanciato un progetto con 10 centri specialistici, che con le associazioni che si occupano di AIDS cercherà di far sì che il maggior numero di persone sieropositive possa usufruire delle terapie antiretrovirali.

Gruppi di auto aiuto, centri di orientamento e sostegno, azioni di counseling tra pari e non, materiali cartacei specifici, chat e forum tematici, potranno essere utilizzati dai centri e dalle associazioni preposte per raggiungere meglio le persone in relazione ai loro bisogni.

D’accordo con lo Spallanzani, l’Anlaids, che a Roma il 27-28 novembre 2015, pure in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids, ha organizzato il XXVIII Convegno Nazionale “Costruiamo Alleanze – L’AIDS è cambiata, ma il problema non è risolto”.

Il Convegno ha sottolineato l’importanza di “Costruire Alleanze” con l’obiettivo di riunire tutti i protagonisti della gestione “nella consapevolezza che l’infezione da HIV continua a rappresentare, accanto ai quesiti clinici irrisolti, problemi sociali rilevanti”.


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