Creata la prima pelle artificiale con la sensazione del tatto

Una protesi che addirittura restituisce la sensibilità ad un arto sembra qualcosa di fantascientifico, eppure è stata ideata, in un contesto in cui scienza, medicina e tecnologia stanno facendo passi da giganti.

Alcuni ricercatori stanno pensando di costruire delle protesi, che possono sostituire un arto, ad esempio una mano, capace di far avvertire il senso del tatto.

A mettere a punto questa pelle artificiale è stato un team di ricercatori californiani della Stanford University, che hanno descritto il loro lavoro in un articolo pubblicato sulla rivista ‘Science’.

Dopo diversi anni di lavoro sul tema, i ricercatori sono riusciti a trovare un modo per ripristinare la sensazione tattile, tramite dei sensori in grado di riprodurre la flessibilità e l’elasticità della pelle, e con l’utilizzo di alcuni trasmettitori.

Grazie alla nanotecnologia, in due strati di plastica sono stati inseriti dei meccanismi che simulano la sensibilità umana: in quello superiore sono stati messi miliardi di nanotubi in carbonio, in grado di emettere impulsi elettrici, non appena avvertono delle sollecitazioni meccaniche, in quello inferiore è stato inserito un circuito flessibile, per il trasporto degli impulsi elettrici ai neuroni del cervello.

Gli impulsi elettrici, trasportati dallo strato inferiore del meccanismo, devono, infatti, essere letti dai neuroni cerebrali. In un modello animale, i ricercatori hanno trovato che degli elettrodi inseriti nella corteccia cerebrale sono in grado di ricevere i segnali, senza creare danni. Certamente la tecnica non è di facile messa a punto sull’uomo.

Nello sviluppo di pelle robotica, pioniere è l`ingegner Zhenan Bao (nella foto), una dottoressa cinese 40enne che ha studiato a Chicago e che, giunta alla Stanford University nel 2004, è ora Professore di ingegneria chimica di quest’ultima struttura.

La Bao ha fatto anche studi sull’efficienza energetica, una questione chiave pure nello sviluppo della cute artificiale.


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