Terremoto in Nepal: morti 4 italiani, 40 connazionali ancora irreperibili

l morti causati in Nepal dal terremoto di sabato sono ormai più di 4.000, secondo l’ultimo bilancio comunicato dal portavoce del Ministero dell’interno nepalese, Dhakal Laxmi.

I feriti sono oltre 6.800, mentre gli ospedali sono completamente crollati e molti feriti sono rimasti nelle strade.
I superstiti si stanno scavando tra le rovine in cerca di persone intrappolate. Molti villaggi sono ancora isolati.

Scuole e Università saranno chiuse per una settimana. Il governo del Nepal ha segnalato l’inizio, lunedì, delle cremazioni dei cadaveri per prevenire le epidemie.

L’unico aeroporto del Nepal è stato riaperto lunedì, ma molti aerei hanno avuto difficoltà ad atterrare e hanno dovuto girare per ore prima di poterlo fare. Molte strade sono impraticabili a causa delle frane o delle crepe che il terremoto ha aperto sull’asfalto.

La pesante pioggia caduta durante la notte tra domenica e lunedì ha complicato ulteriormente la situazione dei sopravvissuti. Centinaia di migliaia di persone hanno trascorso la notte all’aperto o nelle tende per paura delle scosse di assestamento.

Il sisma, di magnitudo 7,8 sulla scala Richter, ha causato anche 62 morti in l’India e almeno altri 20 in Cina.

Nuove scosse di assestamento hanno sconvolto pure lunedì la regione himalayana.

Il Ministero del turismo ha riferito che 82 persone sono state evacuate dal campo base dell’Everest, in cui una frana causata dal terremoto ha causato la morte di almeno 19 persone. Decine di sopravvissuti, inoltre, sono rimasti intrappolati nella montagna più alta del mondo.

Tra i morti, ci sono quattro italiani: i trentini Renzo Benedetti, Marco Pojer e Oskar Piazza e l’anestesista Gigliola Mancinelli, di Ancona. Quaranta nostri connazionali risultano ancora irreperibili.


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