Un protocollo per punire gli stupri nelle zone di guerra

Si è concluso il summit di quattro giorni, aperto a Londra dall’attrice Angelina Jolie e dal ministro britannico degli esteri, William Hague, in cui si sono confrontati i rappresentanti di oltre 100 paesi, intorno allo stupro nelle zone di guerra.

Il capo della diplomazia britannica William Hague ha presentato mercoledì a Londra un protocollo internazionale per porre “fine all’impunità” della violenza sessuale.

Nel documento di 146 pagine, presentato mercoledì, disponibile sul sito Web del Ministero degli esteri, che sarà tradotto in diverse lingue e distribuito in tutto il mondo, sono stati stabiliti dei criteri internazionali per qualificare la violenza sessuale come un crimine, mirando inoltre ad armonizzare il modo di indagare e di raccogliere informazioni sul territorio.

Presentato nel secondo giorno di una conferenza “senza precedenti” sulla violenza sessuale durante i conflitti, il documento specifica le modalità per proteggere le vittime e i testimoni.

William Hague ha detto che questo protocollo, il primo del suo genere, è “un documento estremamente importante” e ha “un ruolo chiave per rompere la cultura dell’impunità”.

Angelina Jolie, ambasciatrice di buona volontà per l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha detto mercoledì che le vittime di stupro nella zone di guerra, che ha incontrato in tutto il mondo, tutte hanno chiesto ‘giustizia’.

“Il numero di condanne per stupro nelle zona di guerra è ridicolo”, ha deplorato l’attrice, qualificando gli stupri come dei “crimini contro l’umanità”.

Giovedì Hague ha presieduto un incontro ministeriale sulla sicurezza nel nord della Nigeria, dove gli islamisti di Boko Haram hanno sequestrato, lo scorso aprile, oltre 200 studentesse, che sono ancora nelle loro mani.

Venerdì c’è stato un videomessaggio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, e l’intervento di chiusura del segretario di Stato Usa, John Kerry.

Per Kerry lo stupro come strumento di guerra è inaccettabile.

Il segretario di Stato Usa, ha detto che Bosnia, Congo, Ruanda e Siria sono i luoghi in cui la violenza sessuale è stata usata sistematicamente per terrorizzare, controllare o guidare la popolazione.

Secondo il ministro britannico William Hague, “fino a 50.000 donne” sono state vittime di violenza sessuale durante la guerra in Bosnia.


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