La ricerca della felicità è un obiettivo umano fondamentale

Ieri, 20 marzo, è stata festeggiata la Giornata Mondiale della felicità, l’International Day of Happiness, un giorno scelto lo scorso anno dalle Nazioni Unite per festeggiare e riflettere su cosa si possa fare per essere felici.

felicitàNel suo “rapporto sulla felicità nel mondo”, le Nazioni Unite sostengono che la felicità dipende in gran parte da noi, dal nostro stile di vita e che la felicità si dovrebbe assaporare qui e ora.

Si tratta dunque di un approccio olistico, che dipende dallo sviluppo, ma applicato anche agli aspetti non economici della vita.

Certamente la felicità, non è la crescita economica, non è il Prodotto Interno Lordo (PIL), dice il rapporto Onu.

Il PIL degli Stati Uniti si è moltiplicato per tre, in cinquanta anni, ma gli americani non sono diventati più felici.

Tuttavia, ci sono dei fattori che ostacolano la felicità, come la disuguaglianza, la povertà, le cattive condizioni di salute.

Tra i fattori che invece la favoriscono ci sono la solidarietà, l’educazione, la libertà di espressione.

Al di là di questo, la felicità dipende principalmente dallo stile di vita.

Per l’Onu, la ricerca della felicità è un obiettivo umano fondamentale.

Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in occasione della ricorrenza ha detto che in questa prima Giornata Internazionale della Felicità, dobbiamo rafforzare il nostro impegno per uno sviluppo umano sostenibile e inclusivo e dobbiamo rinnovare il nostro impegno a aiutare gli altri. Perché, quando noi contribuiamo al bene comune, arricchiamo noi stessi.

La Giornata della felicità (International Day of Happiness) è stata istituita l’anno scorso ad aprile dall’Onu, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, con un accordo fatto dai 193 Stati membri.


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