11 aprile, Giornata Mondiale Parkinson: appello per il dono dei vaccini

“Il dono dei vaccini è l’unico modo per raggiungere in tempi rapidi l’immunità globale: chiediamo dunque alle aziende farmaceutiche titolari dei brevetti dei vaccini anti Covid di adottare una visione socialmente responsabile cedendo i loro diritti su tali vaccini per affrontare con efficacia finalmente risolutiva l’emergenza che ormai sta consumando tutti i cittadini del mondo”.

Così la Confederazione Parkinson Italia, per voce del suo presidente Giangi Milesi, si unisce all’appello internazionale per ottenere la deroga temporanea ai diritti di proprietà intellettuale delle aziende per la produzione dei vaccini anti Covid-19, che permetterebbe di aumentare il numero di aziende impegnate e quindi la produzione stessa di vaccini.

La Confederazione Parkinson Italia sceglie di lanciare questo appello in occasione della Giornata Mondiale del Parkinson, che si celebra a livello globale domenica 11 aprile con l’obiettivo di sensibilizzare su questa malattia neurodegenerativa che solo in Italia colpisce oltre 250mila persone, quindi oltre 250mila famiglie, senza contare coloro che non dichiarano la propria malattia a causa dello stigma sociale.

“Come Confederazione Parkinson Italia riteniamo necessario che le persone più fragili, tra cui molte persone con Parkinson, abbiano diritto a essere vaccinate con estrema urgenza, ma non abbiamo fatto della priorità di vaccinazione una richiesta per tutta la “categoria”. Sarebbe come dichiarare guerra alle altre patologie, innescando una sorta di lotta tra poveri” commenta il presidente Milesi.

La Confederazione Parkinson Italia, che riunisce 28 associazioni nazionali per un totale di oltre 10mila persone coinvolte, prosegue nella sua mission di tutelare i diritti delle persone con Parkinson, insieme ai loro familiari e caregiver, per raggiungere la qualità di vita migliore possibile. E in questo periodo storico, una reale coesione nella lotta al Covid-19 può diventare l’occasione per avviare un nuovo, auspicato ed efficace modello di “salute di comunità”, basato sulla territorialità dei servizi sociosanitari e sulla domiciliarità della cura attraverso la teleassistenza e la telemedicina.


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